mercoledì 5 maggio 2021

Illusione

Prima o poi ti rendi conto che il lieto fine delle favole non esiste, che quello che hai sempre sognato e sperato è impossibile. 



C'è chi se ne rende conto dopo un tradimento, chi dopo una delusione... E poi ci sono io, che me ne rendo conto davanti ad un cappuccino e una brioches al cioccolato, mentre guardo il traffico scorrere e muovo le mani sulla tastiera invece di assaporare l'inizio della giornata.
Di solito arriva il punto in cui ti svegli e ti rendi conto che quello che cerchi non esiste, ma non è un problema se non ci sei mai arrivato vicino quasi a sfiorarlo.
È più semplice se lo scopri guardando quello che ti accade intorno, alle tue amiche, alla famiglia, se vivi di riflesso la loro infelicità e dici "no, a me non capiterà mai" e ti riprometti che mai arriverai a quel punto, perché tanto sai già come andrà a finire, perché il lieto fine non esiste.
Allora decidi di basare la tua vita su quello che ti rende felice in quel momento, impari a crearti da sola le occasioni di cui hai bisogno... Felicità effimera? Sicuramente, ma di tante piccole illusioni si può vivere, ci si può nutrire quel tanto che basta per riuscire a restare a galla.
Il problema giunge quando ti trovi di fronte quell'unicorno bianco di cui tutti parlano per sentito dire, che tutti vedono solo da distante, invece tu ce l'hai davanti a te, chiaro, limpido, e ti basta allungare la mano per prendere le briglie e cavalcarlo, provare quella sensazione di libertà e appagamento di cui si sente solo nelle favole, che è racchiuso semplicemente nel "vissero tutti felici e Contenti".
Una felicità assoluta, un illusione scintillante di essere la prescelta, di poter finalmente vivere il tuo angolo di mondo con il vero sorriso sulle labbra, di aver trovato finalmente il mio posto nel mondo. 
Poi, ti svegli, e scopri che il tuo posto nel mondo non esiste, che quello che tu credevi essere il tuo piedistallo, era semplicemente una scatola appoggiata in un angolo già vuoto da riempire.
Nessuno spostamento, nessun trasloco per lasciare più posto possibile, semplicemente un angolo spoglio da addobbare. 
Allora in quella scatola ti ritrovi a non riuscire più a stare in equilibrio, le gambe tremano allora ti ranicchi, le braccia si stringono attorno alle ginocchia e ricominci a difenderti il petto, ciò che racchiude il tuo lato più vulnerabile.
Avevi iniziato a camminare a pancia in dentro e petto in fuori, fiera ed orgogliosa di non poter più essere ferita perché finalmente eri protetta, e invece è servito solo ad affondare più in profondità, dove la lama ancora non era arrivata.
Dicono che i danni maggiori, un coltello li fa nel momento in cui viene estratto, quando il sangue non riesce più a fermarsi e l'emorragia ti svuota completamente, e io agisco di conseguenza.
Decido di non estrarre quella lama, significherebbe morire all'istante e sarebbe solo un suicidio, ma decido di ranicchiarmi su me stessa, in modo da proteggere quella lama, e far sì che non faccia ancora più danni.
Mi sono chiusa, di nuovo, questa volta più ferita di qualsiasi volta io ricordi, perché questa volta avevo avuto, per la prima volta, l'illusione...
Ripartirò da capo, di nuovo, con la lama ben stretta tra le mani per far sì che, almeno, non mi uccida, ma con la consapevolezza di ciò che sono e che devo fare. 
Ciò che non uccide fortifica, dicono, e io non ho intenzione di morire, nemmeno questa volta.
Prima di imparare a correre bisogna imparare a camminare, e, per non cadere nel vuoto, bisogna imparare la differenza tra l'avere qualcuno che ti sorregge e ti tiene stretto a se, e l'aggrapparsi da soli con tutte le proprie forze...
... Prima o poi imparerò tutto... 

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