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martedì 30 maggio 2023

La settimana peggiore della mia vita...

Ora posso finalmente raccontare serenamente che ho appena concluso la settimana peggiore della mia vita, di quelle che credi capitino solo agli altri, invece basta una domenica sera, a cena, che ti sfiori la pelle all'altezza del seno, per sentire un brivido lungo la schiena, il gelo. 
Resto impietrita mentre mio marito mi fissa preoccupato perchè si è accorto che qualcosa non andava:
"Che hai?"
Riesco solo a prendergli la mano e appoggiarla nel punto esatto in cui ho sentito qualcosa di strano, sul mio seno sinistro.




Un bozzetto netto e che fino a poco tempo prima non c'era, una piccola pallina che sapevo bene cosa poteva significare, la stessa che magari aveva sentito la mia migliore amica 16 anni fa, che le ha portato 2 anni di lotte e dolore, e che dopo l'ha portata via troppo presto dalla sua famiglia e da me.
Mio marito replica la mia stessa faccia pietrificata, probabilmente il brivido lungo la schiena e i pensieri si sono rispecchiati nei miei.
"Tranquilla, domani sentiamo la dottoressa!"
"Io le scrivo una mail subito, così domani appena arriva in studio la legge"
Continuo a passarmi la mano, come se tutto d'un tratto dovesse sparire e accorgermi che mi ero sbagliata, ma continuava ad essere lì il piccolo bastardo.
Inutile dire che la notte non ho dormito nulla, mio marito mi guardava e non parlava, mi stava solo vicino perchè sapeva bene cosa mi passava per la testa, al Padrone non ho detto nulla in quel momento e non sapevo se e come lo avrei fatto, nessun altro doveva sapere finchè non avrei avuto delle risposte.
La mattina dopo la dottoressa mi chiama immediatamente
"vieni qui che controlliamo subito, ti aspetto appena riesci, ma vorrei vederti prima possibile"
Vado dal mio responsabile perchè ero al lavoro e gli spiego cosa stava succedendo, avrei avuto bisogno probabilmente di permessi per visite e controlli ma ero certa che avrei trovato supporto e comprensione.
Arrivo dalla dottoressa, mi fa distendere e appena poggia la mano lo sente anche lei:
"Ti faccio l'impegnativa per mammografia e ecografia da fare prima possibile, dobbiamo toglierci questo dubbio"
Avevo la testa vuota, non riuscivo a pensare a nulla se non ad organizzare quella visita e quegli esami.
Chiamo mio marito che mi dice di andare subito a prenotare, ma dovevo capire come fare con il Padrone perchè non volevo dargli questa preoccupazione sapendo che ci sarebbero state delle limitazioni al potermi stare vicino, ma sapevo anche che ci siamo giurati sincerità, e non dirglielo avrebbe fatto si che non si potesse più fidare di me, che stesse sempre con il dubbio che io gli nascondessi qualcosa sulla mia salute.
"Padrone puoi chiamarmi appena riesci per piacere?" gli mando un messaggio.
Suona il telefono:
"Missy dimmi, ho 2 minuti poi devo rientrare al lavoro"
Gli spiego tutto, per filo e per segno, senza tradire la minima emozione e la minima preoccupazione, mi ascolta, chiede e i 2 minuti sono passati ma non osava interrompermi"
"Missy tranquilla, io sono qui, vedrai che andrà tutto bene. Fammi sapere se hai bisogno di qualcosa nell'immediato, altrimenti ci vediamo questa sera appena stacco".
Un sospiro di sollievo, adesso sapevo che potevo contare sul sostegno delle due persone fondamentali della mia vita, mio marito e il Padrone. Nessun altro doveva sapere se non era necessario, e nessuno doveva preoccuparsi più del dovuto finchè non avessi avuto risposte certe.
Da domenica scorsa ho fatto gli esami oggi, una settimana intera in cui sono stata l'ombra di me stessa, con mille pensieri che si accavallavano e che si susseguivano in una danza sfrenata e confusa senza inizio e fine.
I miei figli, cosa avrebbero dovuto sopportare se ci fosse stato qualcosa che non andava, la mia famiglia, e non intendo solo i miei genitori, ma anche dalla parte di mio marito (le nostre famiglie sono sempre state una unica).
Guardavo mio marito e pensavo al turbine di emozioni che aveva dentro e che non poteva far uscire, almeno non davanti a me per non caricarmi di altro stress.
La dottoressa mi ha messo a riposo forzato a causa delle mie malattie che si stavano acuendo a causa dello stress, le crisi respiratorie si susseguivano, e l'attesa non faceva altro che peggiorare tutto.
Mi sono chiusa a riccio, non volevo parlare con nessuno forse per non mentire, ma un comportamento così inusuale da parte mia destava sospetti ma non mi interessava, volevo solo stare distante da chiunque e avere vicino loro due, gli unici che potevano tenermi più tranquilla possibile.
In tutto questo si era parato davanti uno scenario che non mi aspettavo, un pensiero che mai avrei immaginato: come potevo tenere il mio posto accanto al Padrone se non fossi più stata in grado di essere ciò che gli mancava, ciò che lo fa sentire completo, come potevo essere ciò che gli dava serenità?
Avrei dovuto lasciarlo andare, non avrei mai potuto tenerlo legato a me per pietà o per dovere, non lo avrei permesso.
Questo pensiero mi assillava, sapevo che avrei avuto vicino la mia famiglia, ma lui non lo avrei permesso, perchè non doveva aver nessun obbligo nei miei confronti, se io non lo avessi più potuto renderlo felice era giusto che lo facesse qualcun altro. 
Nessun legame di sangue ci lega, nessuna promessa solenne, quindi avrei deciso io per entrambi.
I giorni passavano e tutti i pensieri prendevano un posto preciso, come un puzzle rovesciato malamente sul tavolo dalla scatola e che pian piano, dai contorni iniziava a prendere forma.
Queste cose non capitano solo agli altri, capitano anche a noi che ci sentiamo al sicuro e fortunati, protetti forse per il fatto di aver già pagato lo scotto alla vita con una diagnosi arrivata ormai 5 anni fa: Miastenia gravis, fibromialgia e ipertensione celebrale.
Invece no, non è mai abbastanza, però quando succedono queste cose hai anche il tempo di guardare la vita da una prospettiva diversa e pensi a cose che mai avresti creduto di dover valutare.
Mio marito è stato la mia ombra, vicino ma non troppo perchè sa che in questi momenti i miei aculei pungono, sempre presente anche con kilometri a dividerci, discreto ma costante, quella presenza che senti ma non subisci, come un leggero cardigan che ti protegge dalla brezza marina in una fresca notte d'estate dopo un temporale.
Il Padrone ha sempre cercato di farmi sorridere, di tenermi il morale alto, ma quando ci vedevamo capivo cosa pensava dai suoi occhi, non è mai riuscito a nascondermi nulla, quello che sente lui lo sento io e viceversa, inutile provare a nascondersi dietro ad un dito.
Finchè, questa mattina, è arrivato il momento del temuto esame, tranquilla e stabile come una foglia autunnale ho affrontato tutto con il mio cavaliere accanto:
"Se crolli tu crollo anche io"
"Non crollerà nessuno dei due"
...
...
...
Cisti da tenere controllate ogni 6 mesi contornate da calcificazioni benigne, controllo ogni 6 mesi o prima se sento dei cambiamenti
...
...
...
Non sono ancora crollata, non credo di aver ancora tirato il sospiro di sollievo che tanto mi merito, perchè queste esperienze, mai del tutto concluse lasciano il segno nell'anima. Per tutte quelle donne che non hanno avuto il mio stesso responso e che si trovano a lottare come guerriere, che vorrebbero tanto essere felici delle piccole cose ma si trovano a piangere per un bastardo più grande di loro da sole, perchè non vogliono caricare le persone vicine anche del loro dolore.
Io adesso ho la possibilità di ripartire da dove la mia vita si era fermata quella domenica sera di 2 settimane fa, posso tornare a sorridere con una consapevolezza diversa, quella che ho il diritto di essere felice indipendentemente da ciò che pensa la gente, ma devo essere felice per la seconda possibilità che mi è stata data, e devo esserlo anche per chi, quella seconda possibilità non l'ha avuta.
Sono tornata a casa con mio marito, abbiamo mangiato dalla suocera, mi sono dedicata ai bambini, alla casa e nel pomeriggio ho visto il Padrone, mi ha fissato negli occhi e mi ha detto:
"Che cazzo di paura mi hai fatto prendere!"
"A me lo dici? Se l'esito fosse stato diverso avrei dovuto lasciarti andare, non ti avrei obbligato a mantenere promesse mai fatte"
"Missy, se permetti avrei deciso io, non tu"
"Padrone, non sarei stata più in grado di essere ciò che vuoi e desideri"
"E a te chi lo dice che non ci saresti riuscita comunque?"
"Io, so come vanno quelle cose"
"Missy basta, non sarei andato da nessuna parte, sarei rimasto qui esattamente dove sono ora qualunque cosa fosse successa."
...
...
...
Sono felice
...
...
...
I miei ragazzi (se li chiamo bambini si incazzano), la mia famiglia, mio marito che è la mia roccia, il mio supporto, il mio porto sicuro che ha giurato che mi avrebbe amato in salute e in malattia finchè morte non ci separi e che sta mantenendo quel giuramento nel migliore dei modi, nel più semplice, puro e dolce che esista, semplicemente amandomi e standomi vicino in ogni momento, e poi il Parone, che sarebbe rimasto anche senza giuramenti solenni, ma semplicemente mantenendo quello che mi ha fatto guardandomi negli occhi, di proteggermi e starmi vicino.
Sono felice, e ho tutto il diritto di esserlo. 
E voi che avete letto questo post fino in fondo, non date per scontato che le cose accadono agli altri, perchè accadono a tutti, è solo una lotteria... tenetevi controllati, fate esami e visite, perchè potrebbero portarvi a vivere la settimana più brutta della vostra vita, per poi tornare a rinascere con nuove consapevolezze

venerdì 30 dicembre 2022

Ripartire abbandonando le paure

Quando perdi qualcosa in cui credi davvero con tutta te stessa, smetti di credere a qualsiasi cosa proprio per la paura di perderla. Smetti di mettere cuore ed anima nelle cose, preservi e difendi quel poco che credi essere rimasta senza preoccuparti di provare a ricucire quello che è andato in brandelli, ma che ancora c'è anche se non te ne rendi conto. 
Rifiuti ogni offerta di felicità, nessuno riesce a stare al tuo passo perché alcuni momenti sei una locomotiva lanciata a piena velocità, altri sei un bradipo azzoppato e assonnato che fa fatica ad alzare il viso, figuriamoci fare un passo. 
Nonostante queste mie montagne russe emozionali ho alcune persone che mi sono vicine, che mi supportano e mi sopportano, e che fanno i salti mortali per me, persone a cui voglio bene, che mi offrono tutto il loro sostegno e il loro aiuto, psicologico e fisico, ma non sempre basta.
Mi sono messa nelle mani di una presenza molto importante per me, un mentore, un amico, una persona che "c'era prima, c'è adesso e ci sarà anche dopo", che mi ha sentito disperarmi, che mi ha abbracciato e mi ha fatto piangere tra le sue braccia, che si è preso sotto la sua ala una stronzissima Brat e l'ha accompagnata attraverso il tunnel che stava attraversando, con la pazienza di un santo e l'autocontrollo di un Buddah (mi sarei mandata a quel paese da sola, figuriamoci...). Mi ha fatto riflettere, pensare, fare un viaggio nella mia anima per iniziare a capire me stessa, a far pace con quella persona che ormai mi era sconosciuta, un'estranea per me stessa e per gli altri, nascosta da una fitta coltre di nebbia, e di questo non potrò mai ringraziarlo abbastanza, tenendo sempre un comportamento corretto nei miei confronti, senza mai approfittare della situazione, anche se avrebbe potuto farlo senza nessuna fatica perché io l'ho maldestramente continuamente provocato... 
Sono passate nella mia vita un paio di persone, apparizioni fugaci, interrotte per questa mia rinnovata consapevolezza di ciò che voglio e di ciò di cui ho bisogno, che è molto diversa da ciò che credevo di volere. Ci ho messo tempo a capire di che si tratta, forse ancora non ho ben chiaro tutto, ma quando qualcosa non va inizio a sentirmi in gabbia, il mio demone inizia a ribellarsi, e lui ha necessità di essere placato, non scatenato.
Ho capito che ho bisogno di qualcosa che mi completi, ma che non mi condizioni irrimediabilmente, che mi renda felice ma non possa farmi diventare triste, che plachi il desiderio di ribellione, ma che non lo faccia intaccando ciò che della mia vita funziona, i miei punti di riferimento che non devono essere toccati.
Poi, quando pensavo che ciò che vorrei non esiste, ecco che Babbo Natale mi fa un regalo inaspettato... A dire io vero lo avevo scritto sulla letterina, ma sembrava essere passato oltre l'arzillo nonnetto, forse nemmeno lui era riuscito nell'impresa o, almeno, così sembrava...
Un messaggio di scuse per una risposta troppo "audace" si è trasformata in una conversazione durata fino alle 3 di notte, poi il giorno dopo di nuovo fino a notte fonda, in un continuo incrociarsi di vite, di esperienze che sembrano appartenenti alla stessa persona da tanto si somigliano, segnate e condizionate da cicatrici profonde, create dagli altri, ma anche da noi stessi.

Una persona conosciuta da un bel po', per posti in comune che si frequentano, un'anima inquieta rinchiusa in un viso da bravo ragazzo che fa di tutto per nascondersi tra la folla e non essere notato, per vivere ai margini di una comunità che frequenta da tempo.
Le parole sono intense, la voglia di viversi anche, ma la sua priorità è riuscire ad aiutarmi a riaggiustare la mia anima, rafforzare le mie fragilità e far sì che io possa finalmente sentirmi libera, un percorso ostico che dovrebbe far paura, invece mi accorgo di averne sempre meno, perché c'è ed è reale.
Non vuole la mia vita, ma vuole condividerne una parte assieme, quella parte che ad entrambi manca per farci sentire finalmente completi.
Promesse sussurrate e ripetute, domande a cui arriva sempre una risposta , offerte di aiuto prima che io possa domandare, due meccanismi che si incastrano alla perfezione e che formano il punto di incontro tra due persone e due mondi alla vista differenti, ma che si compensano e si completano, come due alberi apparentemente distanti, ma uniti tra loro dall'incrociarsi delle radici.
Niente interferenze, niente manipolazioni ma solo e semplicemente la voglia e il desiderio di guarire le ferite lasciando cicatrici più piccole possibili.
Pian piano, passo dopo passo, cucitura dopo cucitura, sempre con ben chiare le priorità, le possibilità e ciò che possiamo fare per sostenerci, perché entrambi siamo stati scottati in passato, ma adesso siamo qui per ricordarci l'un l'altro come non sbagliare più.

giovedì 8 dicembre 2022

Fiori di ciliegio

Da tempo ho chiuso tutto "fuori", ho alzato muri con chiunque, è vero che ci si precludono tutte le cose belle che ci circondano, ma almeno non si soffre perché quando abbasso qualche difesa, certa di non aver nessuno nei paraggi, ecco che il dolore arriva da dentro, come dalla pancia di un cavallo di Troia sempre allerta, pronto a svuotare il suo contenuto, creato e pensato per uccidere. 
Così i momenti in cui mi concedo di provare qualcosa sono sempre meno, sempre più sporadici, sono tornata ad essere quella anaffettiva, quella di compagnia ma che inizia a ringhiare se provi ad avvicinarti troppo senza il mio consenso, cosa praticamente impossibile. Ci provo ogni tanto, certa ma illusa di aver trovato quello che finalmente mi può riportare ad essere completa, a sentirmi protetta e al sicuro, però poi penso com'è andata a finire, dove mi hanno portato quelle promesse che tanto mi facevano sentire di acciaio, pronta a combattere contro il mondo perché tanto, tutto ciò di cui avevo bisogno, era con me. Invece mi son trovata ammaccata, distrutta, vuota e impaurita, tutto amplificato dall'aver realizzato che quelle promesse erano parole buttate all'aria, che al primo colpo di vento sono state spazzate via come i fiori di ciliegio che ho tatuato sul corpo, bellissimi ma fragili, apparentemente resistenti a qualsiasi cosa, con la loro rapidissima fioritura che sfida il tempo e le stagioni, ma che al primo alito di brezza sparpagliano i petali sul terreno, ancora bellissimi da vedere, ma morti.

E così mi sento io, un fiore che un tempo è stato bellissimo, ammirato e invidiato, ma di cui non restano che dei bellissimi pezzi sparsi qui e li. 
Mio marito è sempre vicino a me, mi sostiene, ma non sempre riesco a farlo entrare, perché non conosce certe dinamiche, le vive di riflesso, ed ha spesso paura di dire la cosa sbagliata e di farmi stare male, come se non mi avesse già asciugato abbastanza lacrime, senza capirne fino in fondo il motivo per cui sgorgavano. 
Tornare a fidarsi? Impossibile, per quanto mi piacerebbe.
Ci ho provato un paio di volte, ho voluto crederci, ma ho sviluppato un maledetto senso senso e un istinto di autoprotezione che inizia ad allarmare ogni senso al minimo dubbio, alla più piccola "Red flag" e questo fa sì che io mi tiri indietro al primo accenno di avvicinamento.
Mi è stato detto che sono una persona "molto meno disponibile di ciò che sembra" perché rido e scherzo ma non concedo nulla di più che un'apparente interesse e se, per disgrazia, si riesce ad ottenere da me qualcosa di più, inizio subito a scalciare e dimenarmi per quel senso di costrizione che un tempo mi faceva stare bene, ma che adesso mi toglie il respiro.
Provi a camminare da sola, tenti di dar importanza a quell'istinto che, invece di avvicinare qualcuno, lo allontana, lasciando anche macerie al passaggio, ti guardi attorno e vedi tutti a debita distanza, intenti a vivere la loro vita senza curarsi della tua, dal momento che hanno capito che non sei disponibile a farli diventare i protagonisti del prossimo libro... 
Però ti senti osservata e, guardando bene, vedi, in lontananza, un uomo barbuto che ti fissa e, pensandoci bene, era lì a fissarti anche ieri, anche il mese scorso, anche l'anno scorso... È sempre stato lì, delle volte più vicino, e altre più lontano, ma sempre attento ad ogni movimento. Presente ma mai invadente, disponibile ma mai indiscreto , protettivo ma mai oppressivo, ti rendi conto che c'è sempre stato con un messaggio quando ne hai bisogno, al telefono quando piangi e non sai chi chiamare, con un abbraccio quando stringi i denti per non piangere, ma ti stringe talmente forte da rompere ogni guscio e ogni barriera che trattiene le lacrime.
Ti rendi conto che ti lascia andare, fare le tue esperienze, provare, sbagliare e versare qualche lacrima, ma sempre pronto con il fazzoletto in tasca e le corde tra le mani, mentre il mondo di tutti va avanti, compreso il suo. Ci unisce un elastico, che si allunga e si accorcia ma non si spezza, che più forte provo ad allontanarmi, per paura o stupidità, e più forte mi riporta indietro, delle volte anche con una irruenza talmente forte da arrivare a fargli male, ma è così, basta prendere le misure per tenere l'elastico alla giusta tensione per poter camminare assieme nella maniera più naturale possibile, senza andare troppo veloce, piuttosto rallentando, perché ogni passo vale la pena di essere vissuto e assaporato, ed è ora che io torni a farlo, senza voler correre troppo, bruciare le tappe o addirittura saltandole perché, come la vita mi ha già dimostrato, prima o poi il  "conto" arriva per tutti, tanto vale non lasciar debiti e lasciare che torni aprile ogni anno, perché quei petali di ciliegio sparsi sul terreno possano tornare ad essere dei meravigliosi fiori... In fin dei conti, se non cadono quelli vecchi, non potrebbero nascerne di nuovi. 

venerdì 4 novembre 2022

Maledetto tempismo

Avete presente quella strana impressione di non essere al posto giusto?
Quella sensazione di smarrimento, di sentirsi completamente estranei ad una situazione, ad un luogo o, molto peggio, alla vostra vita.

Ho sempre combattuto con questo, forse più che sentirmi del tutto estranea a qualcosa, sono sempre stata convinta di avere un gran tempismo di merda per le cose, e di aver visuto la mia vita con un gran numero di "se fossi arrivata prima..." oppure "se avessi aspettato..." o, meglio ancora "se non avessi mai...". Tutto è sempre stato scandito da tempi e modi sbagliati, decisioni errate, cose arrivate troppo tardi o troppo presto, o, semplicemente strette con tutta la forza che avevo, quando semplicemente dovevano solo essere lasciate andare.
Mai nulla ha avuto giuste tempistiche, si è incastrato con i miei desideri. 
Una vita passata a rincorrere qualcosa che, quando poi finalmente arrivava, era troppo tardi, l'avevo già lasciata scivolare tra le dita, stanca di rincorrerla o di stringerla con tutta la forza possibile, finché esausta non avevo lasciato la presa. Una presa in giro continua da parte della vita, che non ha mai perso occasione di rinfacciarmi "se solo avessi aspettato...", "se solo avessi insistito...", "se solo ci avessi creduto di più..." oppure "se avessi preso l'altra decisione...", come se tutto dipendesse solo ed esclusivamente da me.
Ho sentito continuamente addosso il peso di qualunque cosa, qualunque decisione, il destino di chiunque mi circondasse, perché io per tutti sono sempre stata quella su cui poggiarsi, su cui fare affidamento, a cui far decidere, a cui lasciare le sorti anche di ciò che non mi competeva, perché tanto ero abituata a decidere, consigliare, sobbarcarmi oneri ma mai onori... 
Una vita a pensare di poterla affrontare diversamente, perché con scelte diverse avrei versato meno lacrime, strozzato in gola meno singhiozzi, forzato meno sorrisi...
Giorni a guardarmi attorno chiedendomi se è davvero questo il mio posto, se è ciò a cui mi hanno portato le scelte fatte, quel meraviglioso tempismo di merda che mi porto dietro da sempre e che mi fa fare le cose sbagliate nel momento sbagliato, convinta invece che possa essere la cosa giusta nel momento giusto.
Decidere, scegliere, supportare, sopportare, stringere i denti e accusare il colpo, cacciare indietro le lacrime e ammettere l'errore, sorridere per dar l'impressione che questa volta hai capito, che non farai più lo stesso errore e che finalmente lascerai cadere quell'istinto di salvaguardare gli altri ma mai te stessa, che, alla fine, ti fa sentire sbagliata in mezzo ad una folla di persone che tu hai fatto in modo fossero al posto giusto.
Non si può tornare indietro nel tempo, ma dicono che gli errori servono ad imparare, a non ripeterli, soprattutto se ti son costati lacrime e dolore, e invece no, non impari... 
Continui a sbattere il viso contro cazzate ripetute, perché "questa volta è diverso", e invece ti trovi per l'ennesima volta in fila, con il numerino in mano in attesa del tuo turno, convinta che prima o poi arriverà, a guardare la vita che vorresti dal fondo del serpentone che ti precede.
Sono stanca, sono davvero stanca di guardare felicità altrui che io contribuisco a creare, quasi una beffa che la vita mi presenta puntualmente davanti agli occhi, rinfacciandomi di aver sbagliato tempismo, cambiando la fila quando ormai sarebbe arrivato il mio turno, senza sapere che da quella fila sono stata spinta via perché ormai non servivo più a far presenza.
Nessuno mai che viene a prendermi in quella fila, che si accorge del mio guardare la felicità altrui dal fondo della folla, troppo bassa per potermi far spazio, e troppo anonima per potermi far notare. Di me ci si accorge solo quando il capannello di persone si è ormai diradato e io resto sola con il numerino in mano di un pannello luminoso ormai spento.
Sono stanca, davvero stanca di sentirmi dire che "dovresti fare diversamente", ho solo voglia di sedermi a terra, dove sono adesso, tanto nessuno arriverà mai a dirmi "adesso è arrivato il tuo turno, è il momento giusto e il posto giusto" perché ormai sono convinta che per me non esistono.
Continuerò a sistemare i momenti altrui, ad essere nei "loro" posti giusti e nei "loro" momenti giusti, facendo almeno tesoro del tempismo che per me non riesco a far coincidere.
Ma per il momento mi fermo qui, non ho più la forza di godere di felicità altrui, vorrei solo poter trovare qualcuno per cui io possa essere "la cosa giusta al momento giusto", che tenga stretta me fino a farsi venire i crampi alle mani per paura di vedermi scivolare via, o che mi ricorra per paura di non vedermi più... Vorrei solo essere il "giusto tempismo" per chi ha bisogno di tenermi vicino dal principio, e non solo quando si è accorto di avermi perso. 

domenica 30 ottobre 2022

AAA CERCASI...

"Visto che ho tempo libero, mi metto alla ricerca... AAA CERCASI MASTER che non si faccia cercare ma che mi trovi (un VERO master sceglie la sua schiava!!!), lo vorrei rude ma dolce, sadico ma comprensivo, burbero ma sensibile, simpatico ma fastidioso, che abbia a disposizione una stanza dei giochi attrezzata come Mr. Grey e una valigia come quella delle rappresentanti della "valigetta rossa" quando si sposta. Lo vorrei che mi trattasse da principessa e da c@gna allo stesso tempo, che mi prenda per i capelli in camera e mi chieda cosa prendo al ristorante ordinando per me... Ma soprattutto lo vorrei SENZA UNA SECONDA VITA SEGRETA!!!! Perché? Perché fa male aspettarti quando sei con chi non sa di me, perché fa male tremare quando suona il telefono mentre siamo assieme e vederti uscire dalla stanza con l'asciugamano in vita per non far sentire rumori a chi è dall'altra parte della cornetta, perché fa male non potersi sentire per gli auguri di Natale, perché fa male pensare a regali "giustificabili", perché fa male sapere che anche se mi innamoro non sarei mai la scelta, perché fa male sapere che se succede qualcosa spariresti senza nessuna giustificazione, perché fa male non poter essere felici alla luce del sole... Perché fa male, tremendamente male... Quindi no, non voglio più vivere nell'ombra di qualcuno che non sa nemmeno che esisto..." (Missy Brat)

P. S. È un post non finalizzato alla ricerca di qualcosa che, di fatto, al momento non cerco più, quindi "niente fiori ma opere di bene" 😅

sabato 22 ottobre 2022

Non siamo infallibili...

Non siamo sempre infallibili, sbagliamo, sopratutto a valutare e a giudicare. Ma questi errori li scontiamo prima o poi tutti, fino all'ultimo. Allora non resta che raccogliere i pezzi e metterli assieme alla buona, e continuare a rifarlo finché non ti romperai più, finché avrai smesso di farti male nel tentativo di non romperti di nuovo, facendo peggio... Aggiungi poi una malattia che prende i muscoli, prediligendo quello oculare, e il gioco è fatto (si, un occhio è effettivamente più chiuso dell'altro). Però arriva il momento in cui non puoi più romperti in pezzi ancora più piccoli, ormai sei diventata polvere, allora prendi tutto, lo mischi con un po' di cemento e metti tutto in uno stampo. Una volta che il cemento sarà asciutto tornerai più bella e più forte di prima, quasi indistruttibile, ma il cemento non asciuga in 2 ore, nemmeno in 2 giorni, forse nemmeno in 2 settimane, ma prima o poi, presto o tardi, asciugherá, allora sarai pronta per tornare a vivere senza paura...

sabato 8 ottobre 2022

Ripartire davvero, affrontando il passato

Quando si chiude un'appartenenza è dura, molto dura, se poi si tronca in 20 minuti in cui passi da "tutto" a "niente" ecco che la sensazione è quella di un cucciolo abbandonato in autostrada nell'ora di punta. Non puoi muoverti altrimenti sei destinato alla morte, non puoi stare fermo altrimenti la fine è la stessa, non si sa cosa fare, perché qualsiasi decisione sembra sbagliata.
Allora chiudi gli occhi e stai ferma, sperando che gli altri si accorgano di te e ti evitino, senti la vita che scorre attorno a te mentre te stai ferma, immobile e in silenzio nell'attesa che il tempo passi e il traffico attorno a te si calmi, si fermi e ti lasci lo spazio per spostarti dal traffico e lasciarti andare a bordo strada, in silenzio da sola...
Il problema è che attiri l'attenzione anche se cerchi di essere trasparente, tutti si fermano e devono dire la loro, pretendendo di essere le persone giuste che possono tirarti in salvo, sminuendo il tuo dolore, sminuendo la persona che per 2 anni è stato il mio universo, che resterà per sempre parte della mia vita, sminuendo così il mio percorso e ciò che sono diventata... La prima settimana sono andata alla ricerca spasmodica di una persona che somigliasse più possibile a Francesco, credevo che con questa persona avrei potuto proseguire in quel percorso che si era bruscamente interrotto, credevo che riprendendolo avrei potuto ricominciare a respirare almeno in parte. Avevo bisogno di una guida, di binari su cui correre, di qualcuno che mi dicesse che potevo tornare a vivere e, sopratutto, come farlo. Finché non l'ho trovato... Inizialmente mi sentivo bene, i primi giorni mi sentivo nuovamente importante, al mio posto, poi, improvvisamente mi sono sentita in gabbia. Il Pegaso impazzito che solitamente voleva solo le attenzioni del suo Padrone, questa volta voleva scappare, e continuava a dimenarsi e a scalciare per poter evadere. Dicono che il sesto senso non sbagli mai, sopratutto il mio, ed ecco che un attimo di titubanza è diventato un secondo abbandono, da parte di qualcuno che avrebbe voluto iniziare un percorso, ma con i suoi tempi, e non con i miei.
Quando succedono queste cose, sul momento credi di esserti nuovamente rotta in mille pezzi, poi, con calma e razionalità, ti rendi conto di essere maturata, che quello che ti serve non è qualcuno con cui seppellire il passato, ma che ti aiuti a superarlo e affrontare il futuro, e spesso, questa persona, è sotto il tuo naso... 
Sto maturando con una velocità che nemmeno avrei mai pensato, con una lucidità che mi fa quasi paura. Sto affrontando tutto senza lasciarmi nulla alle spalle, passo passo, affrontando ogni lacrima che esce, ogni attacco di panico, ogni battito che il cuore perde pensando a lui, la voglia di scrivergli, la necessità di sentirlo... Pian piano sto lasciando tutto alle spalle tenendo solo ciò che mi fa stare bene, il ricordo dei nostri momenti, le foto dei segni sulla pelle che iniziano a far uscire un sorriso e non una lacrima... Non voglio saltare le tappe, non voglio dover tornare indietro a concludere discorsi lasciati a metà. Ogni porta va aperta e richiusa alle proprie spalle, e non si deve cercare di passare dalla finestra.
Così ho anche capito che persona vorrei nel mio percorso, ciò che mai avrei pensato potesse essere per me, adesso è l'unica cosa che vorrei per sentirmi completa... Così ho preso il coraggio a due mani e mi sono esposta, una cosa che non avevo mai fatto, ma ho sentito che era giusto farlo, perché se non vivi il momento convinta di avere tanto tempo davanti, rischi di vederti quello stesso tempo scivolati tra le dita, e non ti verrà mai più ridato. Arriveranno altri momenti, ma quelli saranno persi per sempre.
Così questi giorni mi sono trovata a fare "i conti" con un desiderio che ha preso forma, più una consapevolezza che si è liberata delle nubi che la avvolgevano, e mi sono trovata a scrivere 2 messaggi ad una persona, perché ho capito che da soli ci si può rialzare, ma con qualcuno per cui hai stima, fiducia, e affetto, si può ricominciare a vivere:
Messaggio nr. 1:
"10 motivi per prendersi cura di una piccola "B(rat)....ambina" debole e indifesa:
1) con una B(rat)...ambina non ci si annoia
2) vuoi mettere la soddisfazione di zittire ogni rimostranza con uno sguardo o una parola?
3) c'è più gusto ad avere ragione
4) c'è MOLTO più gusto a sentire ammettere che si ha ragione (anche se ci vorrà del tempo)
5) vuoi mettere la soddisfazione di sentirla ammettere che lei ha torto? (ovviamente a bassa voce e a denti stretti) 
6) scrive bene (non tutte, ma una la conosco)
7) *********** (potrebbe rendere riconoscibile questa persona) 
8) potresti essere uno dei pochi che la B(rat)...ambina ascolta quando dici NO (e potresti tirartela per questo)... Magari non ti ascolta immediatamente eh... Ma prima o poi...
9) dove la trovi una che si mette giù da sola 10 punti per autopromuoversi
10) vuoi mettere le risate che ti sei fatto con questi 10 punti?"

"Nella foto la piccola B...ambina"

2 messaggio:
" 10 motivi per cui vorrei essere sotto la tua cura e protezione:
1) non voglio un copia e incolla di ciò che avevo prima, lo avrei potuto avere, e mi sono sentita in gabbia
2) non penseresti nemmeno per sbaglio di sostituirti, sovrastare, paragonarti o denigrare il mio ex Padrone, perché sei abbastanza intelligente da sapere che sarebbe inutile, assurdo e insensato, come, invece, sta facendo chiunque stia cercando di avvicinarsi a me adesso.
3) non mi chiuderesti in gabbia, al contrario, mi insegneresti l'indipendenza e a prendere il buono di ciò che arriva, da qualsiasi parte possa arrivare
4) non sarei l'abitudine ma l'eccezione
5) non pretenderesti di disegnarmi come vuoi tu, mi aiuteresti a disegnarmi come mi vedo io
6) saresti una guida per la mia strada e non i miei binari
7) avrei molto da imparare, avrei stimoli e qualcuno con cui "progettare" e a cui essere utile
8) avrei un punto di riferimento che si muove assieme a me, e non un obiettivo da rincorrere ed inseguire in maniera spasmodica ed estenuante
9) avrei qualcosa/qualcuno su cui concentrare i momenti vuoti, qualcosa/qualcuno che, anche involontariamente mi accompagnerebbe tutta la giornata
10) non so, ci sarebbero altri mille motivi, ma, se potrei avere chiunque, e invece vorrei mi seguisse l'unica persona che non me l'ha chiesto, un motivo ci sarà... Forse perché sei una persona con cui mi sento protetta e al sicuro, quando, ultimamente, mi son sentita in balia di chiunque..."
Non so come andrà a finire, ne parleremo a voce, ma il passo che ho fatto comunque mi fa già stare meglio, perché sento che non devo correre la maratona, ma semplicemente passeggiare sentendo il sole sulla pelle e la brezza tra i capelli. Troppe volte cerchiamo ciò che ci fa stare bene a km di distanza quando, alla fine, l'abbiamo ad un palmo dal nostro naso, ed è sempre stato lì, sempre presente... 

sabato 1 ottobre 2022

Porte che si chiudono e gente cattiva che riappare...

Mi stupisco di quanto la cattiveria umana possa oltrepassare certi livelli.
Mesi fa mi sono chiusa una porta d'acciaio dietro di me, un lavoro dove sono stata emarginata per ciò che era stato scoperto su di me, per ciò che qualcuno aveva raccontato. Verità abilmente e vergognosamente manipolata o raccontata a metà che, unita all'ignoranza e alla misoginia radicata nelle tradizioni popolari, hanno fatto di me un nemico da sconfiggere e emarginare, da ignorare e fare in modo che se ne andasse, perché era scomoda...
Una persona che va al bar vicino al lavoro, con 2 persone diverse in momenti diversi, è da additare e tacciare come puttana, come traditrice, senza però lasciarle la possibilità di spiegare come stanno le cose. Ecco che una malattia certificata diventa per loro una scusa per andare a farmi "sbattere" da qualche parte, che un inconveniente diventa automaticamente una bugia per farmi gli affari miei. Avevano già deciso tutto prima che succedesse, prima che potessi prevederlo anche io. Ero diventata invisibile, una persona da evitare o, se proprio te la trovavi davanti, da ignorare con disprezzo.
Come quando, 2 pagine del libro scritte in pausa pranzo o nella settimana di ferragosto in cui non c'era nulla da fare, in cui qualcuno si organizzava le vacanze in montagna, qualcun altro organizzava feste per single nei club della zona, altri si prenotavano visite ed esami, sono diventate "un libro scritto in orario di lavoro". I miei lavori sono diventati tutti sbagliati, tutto il tempo venivo tacciata di essere al telefono, ma le cose che facevo erano sempre le stesse, e più mi difendevo con i fatti, più la cattiveria nei miei confronti cresceva. Finché ho deciso di andare via, ho trovato un altro posto di lavoro e, nonostante non fossero tutti a favore delle mie dimissioni, ho deciso di cambiare e voltare pagina, di lasciarmi alle spalle cattiveria e veleno solo per ciò che non mi vergognavo di essere.
Oggi, invece, c'è stata l'ennesima dimostrazione del fatto che, anche dopo mesi, la gente non cambia, la cattiveria fermenta.
Mi sono sentita tacciare di essere una madre di merda, che dovrebbero togliermi i figli per quello che faccio, perché mi faccio scopare da uomini che non sono mio marito, perché prima o poi nelle app di incontri mi beccherò un maniaco, e un sacco di frasi d'amore del genere. 

Cattiverie uscite dalla frustrazione delle persone che non riescono a guardare avanti, probabilmente perché non hanno nulla da vedere, coadiuvate dai pettegolezzi di persone altrettanto vuote e prive di spunti, che fanno del male per gli altri motivo di divertimento. Con certa gente ho chiuso, ho voluto andare avanti lasciando una scia di sangue che usciva da ferite aperte e che per parecchio mi hanno accompagnato, finché i miei nuovi colleghi se ne sono occupati. Chi le ha disinfettate, chi le ha ricucite, chi ha pulito il sangue dal pavimento, chi, semplicemente, mi teneva la mano, pienamente consapevoli della persona che si trovavano davanti, ferita e sincera, apparentemente dura ma fragile e da maneggiare come un soprammobile di cristallo. Ho dimostrato ciò che sono, chiudendo definitivamente il capitolo più brutto della mia vita, in cui mi sono rovinata, distrutta, in cui mi sono persa.
Ma il passato non ti molla, sopratutto se carico di cattiveria... 
E così mi sono trovata a versare lacrime su messaggi carichi di odio senza una spiegazione plausibile o chiara, biascicata a diversi step e in diverse versioni, messaggi che non ho cercato, che non ho meritato e che mi hanno riportato nel buio di quel periodo, con un'unica enorme differenza, che questa volta non sono sola... Mio marito ha preso il telefono e ha mandato un audio in mia difesa, il mio responsabile e le mie colleghe si sono chiusi attorno a me per proteggermi (eh si, queste cattiverie potrebbero riversarsi sul posto dove lavoro adesso) e io non ho più paura di ciò che sono, perché ne sono finalmente fiera.
Con gli occhi gonfi di lacrime ho cercato l'unica conferma che mi serviva, mi sono girata verso mio figlio maggiore e gli ho chiesto "ti faccio una domanda seria, per te sono una buona madre?" mi ha guardato con lo sguardo di quando capisce che soffro ma non chiede nulla e mi risponde, con tutta la maturità dei suoi 15 anni "si mamma, lo sei"... Ecco, non mi serve altro, mi reputa una brava mamma, anche se assieme parliamo di sesso e nominiamo i vibratori senza minimo pudore, mente lui scoppia a ridere e spara il suo solito "ma mammaaaaaaaaaa"...

P. S. avrei voluto mettere lo screen delle perle riferite al mio essere madre, ma sono state cancellate, assieme ad altri messaggi scomodi, mentre i miei sono ancora lì, perché io non ho paura delle parole... 

sabato 24 settembre 2022

Non voglio una lenta agonia...

Pensi, ripensi... Ti perdi in quei momenti ormai passati e che iniziano a sbiadire.
Pensi, continui a pensare... E non capisci se quei ricordi sia giusto tenerli nel cuore o sforzarti a rilegarli in qualche angolo buio della memoria, tanto vicini da permetterti di sentirne ancora il calore ma abbastanza distanti da non far più scendere lacrime che riscaldano il viso.


Non capisci più quale sia la strada giusta da percorrere, perché ogni persona dice una cosa diversa, tutti dicono la loro in base alla propria esperienza, ma nessuno ci conosce abbastanza bene da sapere cosa proviamo, perché entrambi lo sentiamo ancora dentro cosa sente l'altra parte del nostro cuore ormai distante... Una vita vissuta a metà, per scelta, per obbligo, per necessità, arriva il momento in cui qualsiasi giustificazione si fonde con le altre fino a dare un unico significato a ciò che sto vivendo, ovvero l'assenza. 
Nessuno merita di soffrire dopo aver dato tutto se stesso, nessuno merita di dover subire le cattiverie della gente per mera stupidità, invidia o cattiveria che hanno già provato sulla loro pelle ma che adesso li rende forti per essersi trasformati da vittime a carnefici, per essere riusciti a girare quel coltello che prima faceva loro sanguinare il palmo della mano, ma che adesso riescono a tenere ben saldo per il manico. Spesso mi chiedo cosa si provi a fare del male, ma non riesco a capirlo, forse perché non ne sono capace, forse perché so cosa significa soffrire e preferisco l'indifferenza al procurare dolore, perché la cattiveria logora chiunque, a lungo andare, anche chi crede di tenerla in pugno. 
Quando credo di aver finito le lacrime da versare, ecco che tornano a sgorgare e a segnarmi, a dividere le guance con una linea netta che parte dagli occhi e arriva al mento senza fermarsi, senza interruzioni. Le lacrime non hanno colpa del segno che lasciano, perché sono semplici segnali del dolore che non riesce più a restare confinato nel corpo, che esplode, e allora scendono senza permesso, che tu sia in macchina, al supermercato, al lavoro. Le lacrime non chiedono il permesso per uscire e liberarsi, lo fanno e basta, uniti al naso rosso che la mia collega riconosce ormai immediatamente da quante volte lo ha visto in questo ultimo mese, quelle che mio marito asciuga senza fare domande, che le persone fissano chiedendosi cosa le hanno provocate, che chiunque vede senza sapere da cosa nascono, ma creando supposizioni. Perché le persone sono così, devono avere la risposta anche senza fare la domanda... 
Oggi ho scelto di affondare il coltello nel petto, perché questa non è vita, perché un lento sanguinamento porta comunque alla morte, ma con il doppio delle sofferenze... tanto vale finirle subito, così ho preso quella lama che mi stava pian piano uccidendo e l'ho trascinata a creare una voragine, un cratere dal quale è uscita la mia anima, tutto il sangue che rimaneva, e mi ha lasciato per ore ferma lì, intontita, vuota ma con le lacrime che scendevano pian piano, perché quelle non riesci a svuotarle, restano in un angolo protetto e continuano a scendere piano, nonostante non sia rimasto più nulla di ciò che eri. 
Oggi ho provato a voltare pagina, ma se non c'è un riscontro poco cambia, per il momento. Dovrò solo essere in grado di mantenere il coraggio che mi da l'incoscienza di sapere che, tanto, oggi non lo sentirei comunque, ma sperare di avere la stessa forza quando so che potrei sentire la sua voce, avere sue notizie. Ma così non è vita, per nessuno dei due, e non si può costringere a nessuno ad amare o ad esserci, come non si può costringere nessuno a morire per una lenta agonia che comunque porterebbe alla sua fine, ma con ulteriori sofferenze atroci. 

martedì 20 settembre 2022

Inizi convinta di parlare di una cosa, ma poi...

Con il tempo le cose si vedono meglio, più nitide.
Tutto inizia a scemare e il paesaggio, pian piano, torna ad essere sereno, perché, come diceva un famoso film "non può piovere per sempre".


Inizio a respirare, con calma, lo devo a chi mi sta attorno e, sopratutto, a me stessa. Ho sempre avuto la capacità di riuscire a guardare le cose dall'esterno, a distaccarmi completamente da ciò che mi succedeva attorno, staccare le emozioni e vivere da spettatrice quella che sembrava essere la vita di altri, solo nel mio corpo.
Ricordo il giorno che mi sono sposata, la notte ho dormito come un ghiro, la mattina era come se dovessi andare al lavoro, sono andata a fare la spesa, poi dalla parrucchiera, le foto di rito e 15 minuti prima dell'orario canonico ero già pronta che parlavo con i vicini di casa in parcheggio, come se stessimo aspettando qualcuno tutti assieme, con la differenza che ero io quella che tutti aspettavano. Non una lacrima, non un cenno di emozione, ho fatto venire il nervoso a chiunque quel giorno, perché sembrava che fossi un'invitata e non la sposa. 
Stessa cosa in tutte le tappe importanti della mia vita, mera interprete dello spettacolo destinato a qualcun altro, senza emozione, come se fosse un giorno come un altro, scandito solo da un impegno in più.
Nei giorni scorsi, per la prima volta, ho sentito mia mamma ammettere che mi ha visto per anni con una corazza, qualcosa di spesso e impenetrabile che adesso tornerò ad indossare nella quotidianità, perché la prima volta che l'ho tolta ho solo permesso che mi venisse fatto del male, giunto dopo aver creduto che fosse stata la scelta migliore della mia vita. D'altra parte era lei che ha dormito con me la notte prima di sposarmi senza il minimo pensiero, lei mi vegliava di notte quando mi vedeva fredda e impassibile di fronte a qualsiasi cosa, negli anni in cui avrei dovuto scoprire le emozioni come qualsiasi ragazza della mia età, e si preoccupava che non volessi provare nulla per non soffrire. Sempre lei, quando ha saputo che, per la prima volta, avevo lasciato da parte l'armatura per mettere tutta me stessa in qualcosa, mi ha detto "qualsiasi cosa succeda ci sono" perché sapeva che avrei sofferto, e non perché abbia una sfera di cristallo, semplicemente perché sapeva che la prima volta che accetti di provare sentimenti rischi di dare troppo, e finisci inevitabilmente per soffrire.
Lo sapeva, mi ha controllato da lontano, mi ha visto ridere, finalmente mi ha visto provare ed esternare qualcosa, finché mi ha visto crollare a terra, momentaneamente lontana centinaia di chilometri da qui ma vicina con la costante presenza che solo lei sa darmi. 
Abbiamo passato di tutto assieme, credo che un libro non basterebbe per raccontare, abbiamo litigato, ci siamo urlate di tutto, una volta ci siamo anche messe le mani addosso, ma siamo sempre tornate al punto di partenza, sempre solo io e lei contro il mondo, perché il resto andava e veniva, ma io e lei c'eravamo sempre, presenza costante anche nei periodi delle peggiori litigate, che poi passavano non ricordo nemmeno io come, ma misteriosamente spariva tutto.
Mi ha visto chiudermi in me stessa, allontanarmi da qualunque cosa, saltare a pié pari da bambina ad adulta impassibile, senza una via di mezzo, senza adolescenza spensierata o quegli anni in cui ogni cazzata è giustificabile, ma è sempre stata lì, a sperare e a vivere anche per me, a sentirsi in colpa prima per non aver protetto la sua bambina dalle cattiverie e ad aver permesso che chiudesse in un baule tutti i sentimenti, e adesso, per non essere riuscita a proteggerla l'unica volta che l'ha vista credere nelle persone... Beh, non è così... Non puoi sempre proteggere le persone, perché per imparare devono sbagliare, puoi solo esserci a raccogliere i pezzi. Con me è semplice, li tiro su con una paletta e li ributto alla rinfusa all'interno della corazza sigillata nuovamente a triplo strato, non saranno composti, uniti e ordinati, però almeno ci sono tutti, ma ad aiutarti a raccoglierli ci vuole qualcuno di fidato, altrimenti si rischia che voglia tenere per sé qualche frammento di cui sentirei la mancanza per sempre... 
Ed ecco qui, che avevo iniziato parlando di altro, e mi son ritrovata a parlare di lei, della mia fondamenta principale, senza la quale crollerebbe tutto... 
La persona che mi ha fatto cadere le ultime lacrime, sabato pomeriggio mentre scrivevamo nella chat WhatsApp assieme a lei e mio fratello di ciò che è successo a me, scrivendomi:
"Le persone così non hanno cuore. Non permettere a nessuno di toglierti il tuo che è grande.
E poi pensala come vuoi. Non hai bisogno di qualcuno che ti dica quanto vali. Devi saperlo da te. E di nessuno che ti asciughi le lacrime ma solo di qualcuno che a calci in culo ti faccia capire che non hai bisogno di cercare nulla visto che puoi ottenere tutto con le tue forze."

E ancora adesso mi trovo a farle scendere queste cazzo di lacrime, non si fermano, perché torno sempre a domandarmi se abbia ragione, se io possa valere così tanto da poterla rendere orgogliosa di ciò che sono, perché lei mi ha dimostrato che ci si può rialzare, e io devo dimostrarle di aver appreso il suo insegnamento più importante... 

domenica 18 settembre 2022

Corde tra le mani

Piano, un passo per volta, lentamente.... Quando si fa un incidente prima si torna ad imparare a camminare e solo molto dopo si torna a correre, sempre rispettando i giusti tempi, senza strafare.


Dopo essere stata liberata, una delle prime cose che ho chiuso dentro la valigia sono stati gli anelli che tenevo appesi al soffitto per esercitarmi con lo shibari. Non volevo alzare gli occhi e vederli, immaginare le mie corde appese e legate ai miei polsi, sentire a memoria le sensazioni della Juta che scorre tra le mani e che viene stretta su corpi in attesa di emozioni uniche.
Ho pensato che fosse finita anche con quello, che prendere una corda tra le dita non mi avrebbe più dato le stesse vibrazioni sentite fino ad allora, che non sarei più stata in grado soprattutto di trasmetterle perché non le avevo dentro di me, come avrei potuto farle provare? Così avevo archiviato tutto, messo anelli e corde in valigia assieme ai libri e ai manuali, lontano dalla vista, dalle mani e, sopratutto dal cuore, convinta che una minima barriera tra me e loro sarebbe bastata per prendere le distanze.
Oggi era il giorno della lezione, prenotata e poi cancellata a seguito di ciò che era successo e perché, in ogni caso, non avrei avuto la lucidità necessaria per garantire la sicurezza della mia bunny, ma non sono voluta mancare comunque a salutare i miei amici e il mio Maestro, colui che ha sempre creduto il me, la presenza che più di tutte ho sentita vicina, anche senza parole. È stata una decisione difficile, quella di presentarmi lì a mani vuote, senza il mio zainetto magico, senza le corde appena comprate, tutte colorate esattamente come lo era la mia anima, ma avevo bisogno di esserci comunque perché loro sanno bene cosa rappresentava il mio Padrone per me, e avevo bisogno di occhi che mi guardavano e che capissero senza parlare.
Quando sono arrivata li il tempo si era fermato, gli ultimi mesi non erano passati, perché le emozioni davanti a quella porta sono sempre le stesse, uno "stargate" che impone al mondo di restare fuori mentre tu lo varchi liberandoti di ogni peso.
L'abbraccio degli amici, profumo di casa, di qualcosa che non è cambiato. Braccia amiche che stringono esattamente come avevano fatto mesi fa, perché io per loro non sono cambiata, sono la stessa persona a cui vogliono bene, anche se io, guardandomi allo specchio, non riesco più a riconoscermi.
Entro in palestra e loro sono li, a terra, arruffate in attesa di essere accarezzate, curate, rese partecipi di una danza che parla solo di voi, che solo voi sentite e capite e che unisce due corpi, due menti, due cuori in un'unica emozione.
Mi avvicino fissando quel mucchietto color sabbia sul pavimento e allungo una mano e esattamente nel momento in cui le tocco sento una scossa che mi attraversa il corpo. Tutto scompare, rimango solo io e quella corda tra le mani, che mi racconta la mia storia, mi riporta ricordi che volevo cancellare ma che effettivamente non erano andati persi, perché, se una cosa fa parte di te, puoi accantonarla ma non escluderla dalla tua vita.
Mi sono fatta una legatura alle caviglie, da sola, per riprovare la sensazione di stringere e, allo stesso tempo, sentir stringere le corde sulla pelle, ed è come se non ci fossimo mai lasciate, come se fosse a monito per ciò che stavo rinnegando e che non se lo meritava, perché ciò che ha sempre dato gioia può servire per rialzarsi e non deve essere usato come peso per scendere ancora più a fondo.
Oggi ho fatto un nuovo passo avanti, tra le braccia e le carezze di chi mi vuole bene e mi stima, con mio marito sempre presente attento e protettivo perché nessuno mi faccia più del male.
Sto imparando che la rabbia non serve, ciò che è stato non si può e non si deve rinnegare, perché ciò che sono diventata lo devo anche alla strada fatta assieme al mio Padrone, che mi ha dato tanto, e a cui ho donato tutta me stessa e quell'anima che adesso devo riprendere, quel corpo che devo tornare a controllare, quella mente che deve tornare ad essere mia, perché se così deve andare, devo trasformarlo in insegnamento per essere ancora più forte e non in un'arma che affonda sempre di più nel mio cuore... 

sabato 17 settembre 2022

Tornare ad amare me stessa

Arriva sempre il momento in cui ti chiedi cos'hai sbagliato, se quello che è successo è colpa tua, se potevi comportarti in maniera differente per salvaguardare quel rapporto che tanto ti stava dando e per cui, forse, non hai dato il massimo.


Passi giorni con queste domande che pesano come macigni, che non ti fanno dormire, non ti fanno mangiare, fanno scendere solo lacrime, perché credi di non aver dato abbastanza... Continui a rimanere aggrappata con le unghie e con i denti a qualcosa senza cui credi di non poter vivere, continui a farti del male, a prosciugare quel poco di anima che ti è rimasta, quel po' di forza che credi ti possa servire per sopravvivere, finché non ti rendi conto che potrebbe servire per darsi lo slancio per tornare in superficie.
Nei giorni scorsi ho toccato il fondo, ho segnato il mio corpo grattando sul fondale del baratro in cui sono finita, convinta di non riuscire a contrastare la forza di gravità che mi portava a non poter risalire, invece poi ho iniziato a muovermi, a contrastare la corrente, con fatica, un centimetro alla volta ma ho capito che posso farcela, che dipende solo dalle mie forze.
Capisci che arriva il momento in cui devi reagire, perché quello che potevi lo hai dato tutto, anche dopo essere stata rinnegata, umiliata, ferita a morte e lasciata lì a sanguinare. Hai continuato a crederci, nonostante ti fosse stato detto "fattene una ragione", non hai voluto arrenderti, nonostante la voglia di esserci comunque fosse solo la tua, mentre di fronte a te hai trovato solo un muro da dove ogni tanto si apriva una porta temporaneamente, poi puntualmente sbattuta in faccia, solo per poter scrollare dalla propria coscienza i granelli di rimorso per ciò che mi stava facendo. 
Non vuoi accettarlo, non puoi crederci, perché le lacrime e la sofferenza annebbiano tutto e non ti fanno vedere nemmeno l'evidenza... Quell'evidenza che ti si para davanti nitida e chiara, ma che non vuoi affrontare, nonostante la limpidezza in cui ti viene servita.
Capisci che non conti più nulla, che ciò che provi non conta, perché ti viene dimostrato che il tuo dolore non è paragonabile al loro, che non è importante come ciò che provano gli altri, perché vogliono farti credere che tutto ciò che è successo è dipeso da te, quindi non puoi davvero soffrirne... Arriva un momento in cui ci credi anche, finché l'ultima goccia non scende a far traboccare l'acqua dal vaso, e ciò che provi non è più dolore ma rabbia.
Rabbia perché non è giusto, perché non hai fatto nulla per meritarlo, perché tu hai fatto l'impossibile per dare tutto ciò che potevi, hai donato tutta te stessa a qualcuno che adesso ti sta rinnegando, che non vuole sentirti, che è solo capace di vedere il proprio dolore e la propria salvaguardia, dimenticando tutte le promesse che ti aveva fatto, prime tra tutte quelle di proteggerti e di trovare il modo di non dover mai rinunciare a voi. Invece no, ti trovi sempre sola, per terra, sanguinante e a corto d'aria davanti ad un muro.
Poi decidi di reagire, dopo l'ennesima dimostrazione che non conti più nulla, che non importa ciò che senti, cosa provi e ciò di cui hai bisogno, dopo l'ennesima dimostrazione che il tuo dolore non è al suo livello, degno della sua attenzione.
Capisci che tutto ciò che avevi pensato dopo essere stata liberata erano solo tue idee, speranze e necessità di giustificare per non ammettere la sconfitta, per non ammettere di esserti sbagliata, perché ciò che pensavi essere stato reale e sincero non poteva sparire in un soffio di vento...
"Padrone, non mi ami più?" - "No Missy"
Queste parole continuano a rimbombarmi nella testa, scandite solo un paio di giorni dall'ultimo "ti amo", e ti fanno mettere in dubbio qualsiasi cosa.
Però, un po' alla volta, la nebbia inizia a diradarsi e inizi a vedere le cose per come stanno, almeno in base a ciò che ti viene dimostrato, e capisci che non ne vale la pena. Tu sei sempre la stessa persona, lui no, o forse non è mai stato come lo avevi idealizzato, avevi visto probabilmente solo ciò di cui avevi bisogno, e decidi di ripartire da qui.
Una persona mi ha detto:
"le persone fino ad ora hanno visto in te la possibilità di essere felici e sinceri, adesso hai la responsabilità di far vedere che ci si può alzare, reagire e tornare a vivere" e così ho deciso di fare, perché io posso voltarmi indietro ed essere fiera del mio percorso, dei passi fatti e di ciò che sono diventata, sincera nei sentimenti e nelle azioni.
Adesso, pian piano, inizio a risalire verso la superficie. Non so quanto tempo ci vorrà, quante energie mi verranno prosciugate, ma ci riuscirò per me, perché me lo merito, perché ho dato tutto ciò che potevo, perché ho amato con tutta me stessa e donato la mia anima a qualcuno che l'ha buttata via, gettata in mezzo al fango, ma che adesso mi ha persa.
Non lo permetterò più, non mi farò avvicinare più da nessuno abbastanza da potermi ferire, ma devo rialzarmi, lo devo prima di tutto a me stessa. 

mercoledì 14 settembre 2022

Amore, dolore e rabbia

Non so che concatenazione esista, razionalmente, tra amore, dolore e rabbia...



So solo che sono 3 emozioni che sento dentro e che non riesco a far uscire. Si susseguono come il giorno e la notte nella mia anima, regolari, scandite come da un orologio che sottolinea i rintocchi di ogni ora senza aver la possibilità di fermare questo scandire continuo. Non riesco a capire dove termina l'una e inizia l'altra, sembrano dover convivere necessariamente dentro di me, e più aumenta una, più si fa forza l'altra, senza poter fermare o arginare il fiume in piena che sta travolgendo e distruggendo ogni cosa che trova sul suo percorso.
Bisogna reagire, dicono... 
Bisogna guardarsi attorno e vedere le cose meravigliose che ho attorno, dicono... 
Bisogna gioire di ciò che mi è rimasto e non essere triste per quello che non ho più, dicono...
Dicono... tutti dicono qualcosa... 
Tutti si sentono in dovere di sottolineare che ho responsabilità verso qualcuno, la fortuna di avere qualcuno, il fatto che non devo essere triste perché comunque c'è chi sta peggio...
Tutti si sentono in dovere di dirmi come dovrei andare avanti, che non dovrei soffrire, che dovrei essere felice che almeno ho potuto provare sensazioni forti... 
C'è chi, addirittura, mi consiglia un veloce "chiodo scaccia chiodo" perché tanto sono bella, esperta, una schiava devota, ambita e non avrò difficoltà a trovare qualcuno di meglio di lui...
Pochi si siedono di fianco a me, in silenzio, mi passano un fazzoletto quando vedono le lacrime scendere e guardano assieme a me il muro bianco, dove io, e solo io, vedo proiettate immagini di vita, di amore, di gioia, risate, abbracci, corpi intrecciati, sensazioni che non hanno parole per essere spiegate ma solo vissute nel profondo.
Poi ci sono le mie amiche e colleghe, che asciugano le mie lacrime, si incazzano con me semplicemente perché non metto me al primo posto e non ciò che non ho più, loro sono una delle cose più belle che il mio Padrone mi ha lasciato, quando non volevo cambiare lavoro perché, tanto per cambiare, avevo paura di non riuscire, invece lui ha preso per me una decisione che non sarei mai stata in grado di prendere.
I giorni passano, si sono già scandite più di 2 settimane da quando sono stata liberata, e ho un uragano dentro che non so nemmeno spiegare. Un vortice di emozioni negative che non so come far uscire, un'anima sovraccarica ormai stanca e piegata su se stessa, un corpo che risponde solo a qualcuno che non lo vuole più, diventato apatico e freddo come il marmo, rigido e insensibile. Mi sono imposta di recuperare tutti i pezzi del mio cuore che ho lasciato in giro, perché ho bisogno di iniziare a ricomporre ciò che resta di quello che sono stata.
Ho mandato un messaggio a lui, chiedendogli di farmi avere indietro tutto ciò che contiene un pezzo di me. Non voglio indietro i regali, non mi interessano, ma ciò in cui ci ho messo il cuore, ciò con cui ho donato a lui una parte di me e che adesso rivoglio indietro: la prima copia del libro con la dedica, le mie lettere, il libretto nero delle punizioni, e così questa sera me lo sono trovato davanti, con le mie cose in mano, con i pezzi del puzzle che serviranno a ricompormi e che sono una parte di me, e che con me devono rimanere.
Mi trovo tra le mani anche il piccolo portachiavi con i 3 fiocchi di neve, ricordo della prima volta che abbiamo fatto l'amore, in una giornata di neve, l'unica dell'anno, chiusi in una stanza d'albergo, solo noi... Adesso quei piccoli fiocchi di neve stavano solo ad indicare la sua freddezza, e il gelo che mi porto nell'anima e nel fisico.
Ma devo ripartire da me, senza sapere ancora cosa voglio o cosa mi serve, ma devo, e questa sera ho iniziato recuperando i pezzi del mio puzzle, non ancora in grado di essere ricomposti ma ci sono. 
La strada è ancora lunga, il dolore è ancora insostenibile, la rabbia che provo nei suoi confronti è inspiegabile, ma direttamente proporzionale all'amore che porto dentro, lo stesso che questa sera, quando me lo sono trovato di fronte, mi avrebbe fatto correre tra le sue braccia, anche se so che non si sarebbero chiuse attorno al mio corpo, e che allo stesso tempo, mi avrebbero fatto vomitare addosso a lui tutta la frustrazione e la sofferenza che è compressa, invece sono rimasta in piedi, ferma, zitta, con le lacrime che scendevano e la testa con lo sguardo verso l'asfalto, finché le gambe non hanno ceduto e mi sono trovata a terra, con le ginocchia trafitte dai sassolini e l'anima dalla lancia che sento attraversare il petto.
Ripartirò da me, forse, un giorno, ma oggi non è ancora il momento, oggi ho ancora solo voglia di piangere e di sentire la sua voce... 

lunedì 12 settembre 2022

Tirare le somme

Il dolore ti fa essere irrazionale, ti fa vedere tutto in maniera sbiadita, offuscata... Non riesci a ragionare in maniera lucida e razionale, non riesci a vedere niente, perché tutto è ovattato da quel dolore assordante che non ti fa vivere e respirare.


Poi pian piano va scemando, riesci a vedere le cose con i contorni più nitidi, e ti rendi conto di ciò che è stato, di ciò che è successo e di come sono state affrontate e gestite le varie situazioni, allora iniziano le domande, inizi a chiederti il perché, se hai sbagliato qualcosa, se quel comportamento che ti sei trovata a subire possa essere stato influenzato da una tua colpa.
Possibile che tutto quello che era stato fino a quel momento possa essere finito nel dimenticatoio? Se quella protezione e attenzione che erano stati fino a poco prima, adesso possano essere svaniti lasciando posto all'importanza del dolore altrui ma non del tuo?
Ecco che arrivi a mettere in discussione tutto... Tutto ciò che è stato, tutto ciò che poteva essere ma non ha potuto prendere forma, tutto ciò che hai fatto.
Ti trovi a maledire il momento in cui hai abbassato la corazza che ti portavi dietro da una vita, la prima volta in cui è stata abbassata è stato permesso di farmi male come mai prima d'ora, di distruggermi, di lasciarmi a terra senza forze né voglia di rialzarmi, completamente senza forze né anima.
Mi sono trovata a domandarmi cosa ho sbagliato, a provare a rimanere aggrappata con tutte le mie forze a qualcosa ormai finito, o forse, mai nemmeno cominciato. 
Perché il dolore è così, cambia qualsiasi prospettiva, qualsiasi visione delle cose che ti circondano, di ciò che è stato, di quello che hai vissuto.
Allora ti interroghi sul futuro, perché al passato preferisci non pensare, non riesci a capirlo, non riesci a darti una risposta del cosa hai fatto per meritarti questo trattamento, quindi vai oltre e inizi a pensare come proteggerti perché non debba più accadere una cosa simile, perché nulla possa più avere tanto potere nella tua vita, perché nessuno possa mai più averlo.
La vita tornerà ad essere mia e solo mia, nessuno l'avrà mai più in mano per poi gettarla in maniera egoistica perché probabilmente il mio dolore non è all'altezza di quello degli altri.
Tornerò ad alzare quella corazza che ha sempre fatto il suo dovere, finché io non le ho impedito di proteggermi.
Ma adesso basta, ho pagato per colpe non mie e le sto scontando senza nessuna riduzione, ma la accetto come una lezione di vita, che farà sì che la corazza possa essere ancora più forte e resistente, perche tutto il dolore serva da ammonimento per il mio unico e più grande errore: abbassare la guardia. 

sabato 10 settembre 2022

Il dolore

Ci sono dolori che si fa fatica a descrivere, perchè ogni parola ti sembra totalmente inadeguata, sembra che nulla possa rendere l'idea di ciò che senti.

Il petto che si stringe, il respiro che diventa affannoso, un dolore indescrivibile, muto e sordo a qualsiasi supplica di cessare.


Dolore al fisico, dolore all'anima, impossibile distinguerli quando tutto confluisce in un unico grande malessere al petto, che toglie il respiro, che lacera l'anima, come se mille lame affilate aspettassero solo ogni tuo minimo movimento per poter affondare nella carne. Ferite che non sanguinano ma bruciano come se le lame fossero arroventate oltre che affilate, che provocano tagli netti e dolorosi. Inizi a pensare che l'unico modo per non sentire è stare fermi in un punto, immobili, lasciare il mondo attorno a te andare avanti senza preoccupartene, perché tanto sei stata costretta a scendere dal rapido susseguirsi del tempo, da ciò che provoca emozioni, da ciò che ti fa andare avanti. 

Non è arrivata la tua fermata, ma non hai avuto scelta, sei semplicemente stata costretta ad abbandonare quel viaggio che tanto ti stava dando, che tanto ti rendeva felice, e che adesso, invece, ti ha lasciato a terra, ferma, con i graffi che sanguinano e con l'anima svuotata dalla ferita provocata dall'impatto con il terreno. 

E così, durante quell'avventura che eri sicura sarebbe durata per sempre perché ti sentivi amata, protetta, sicura nell'unico posto al mondo che sentivi essere il TUO posto, ti senti tirare per il braccio e spinta verso l'uscita:

"Padrone è finita?" riesci solo a balbettare tra le lacrime, in un misto di paura e sofferenza "Si Missy"... "Ma com'è possibile Padrone, non mi ami più?" "no"... 

Trafitta e dilaniata da una semplice parola, uccisa da chi pensavi ti avrebbe protetto per tutta la vita, da quel "per sempre" che mai avevi promesso ma che eri riuscita a pronunciare una volta passata la paura di quello che poteva essere... 

... 

... 

...

E adesso? Cosa ne sarà di me? Non riesco nemmeno a dare un nome alle mie emozioni, perché, come per ciò che provo per lui, anche in questo momento non ci sono parole che possano descrivere come mi sento, anzi, forse si, una... MORTA... Ho staccato tutto, ogni sensazione, ogni emozione, perché se non riesci a sostenere quelle brutte devi escludere anche quelle belle. Un automa freddo con una maschera ben congeniata, ma non voglio sentire niente, non voglio provare niente, non ci riesco, non riuscirei a sostenere quel dolore che lacera e toglie il respiro. 

Per un momento ho creduto che, tornare "quella di prima", potrebbe aiutarmi a non pensare, potrebbe farmi tornare fredda, glaciale, calcolatrice... Usare un uomo dopo l'altro, tornare a giocare con la vita altrui per evitare che gli altri giochino con la mia, come è appena successo... Direi che rifare un account su un sito di incontri come "singola" mi darebbe ciò che voglio, uomini, coppie, donne, qualsiasi cosa mi possa permettere di non pensare e possa far passare il tempo in maniera veloce, scandita, divertendomi come facevo in passato. 

10 minuti è durato quell'account... 10 fottutissimi minuti e l'ho cancellato, mi sono fatta schifo... 10 cazzo di minuti in cui mi sono resa conto che non sono più quella persona, che questi 2 anni mi hanno profondamente cambiato, mi hanno rivoluzionato. Guardo quel profilo sul sito e non mi riconosco più, non sono più io quella persona, e non voglio più esserlo. 

Spengo il computer, mi butto a letto al buio, con i miei gatti, e inizio a piangere. Mi fa male tutto, non riesco a respirare e nemmeno a far smettere le lacrime di scendere. Inizio a singhiozzare e non ho più il controllo del mio corpo, non ce la faccio, non riesco ad andare avanti senza di lui, ma non ho scelta. È finita... 

Devo solo trovare la forza di rialzarmi, ma non è ancora tempo, è ancora troppo fresca la ferita, i graffi dell'impatto con l'asfalto ancora bruciano. Ancora mi sento sua, anche se lui non mi vuole e non mi ama più, la mia anima ancora risponde a lui, anche se non ci sono più ordini o desideri da soddisfare, la mia mente è in cerca della sua, il cuore perde ancora un battito ad ogni cosa che riporta a lui. 

Forse devo imparare solo a convivere con questo dolore, alla sua assenza che non diventerà mai totale, perché sarà sempre dentro di me... Proseguire con i suoi insegnamenti, con le sue indicazioni, che mi hanno fatto diventare ciò che sono ora... 

Forse... Perché... Magari... Tempo... Dolore... Tempo... Lontananza... Tempo... Sopravvivere... Tempo... Tornare a vivere, forse... 

Ma adesso è ancora troppo presto, continuerò ad indossare la mia maschera e a piangere da sola, a letto, al buio, assieme ai miei gatti... 

Adesso sono "libera", ma la libertà è diventata la peggiore delle prigioni


domenica 4 settembre 2022

Partenze e arrivi

Dicono che la vita sia un viaggio continuo, un susseguirsi di partenze e arrivi che danno un senso di perenne rincorsa, per arrivare a chissà cosa... Ogni valigia disfatta ti riprometti possa essere l'ultima, perché in quest'ultima fermata ti ci stai trovando bene, tanto bene, forse "troppo" bene, quindi perché dovresti rimetterti in marcia?
Ecco che, invece, ti ritrovi a preparare nuovamente la valigia, ma questa volta non lo fai per iniziare l'ennesimo viaggio, questa volta l'appoggi sopra l'armadio, carica ma non pronta, semplicemente a deposito.




Una doccia fredda mi ha gelato, nel corpo e nel sangue
"Missy, mi hanno dato il trasferimento all'estero definitivo... La mia azienda ha appena acquisito una nuova succursale e devo andare li a fare ciò che facevo qui... Mi trasferisco con la famiglia. Ci vorrà del tempo per organizzare tutto, la scuola delle ragazze, la casa, ma la decisione è presa"
Mi sono sentita sganciare il collare e l'ho visto appoggiare a terra affianco a me, un suono assordante come se fosse caduto un albero, e poi il nulla, ho solo sentito la porta chiudersi...
Non so per quanto tempo sono rimasta in ginocchio, con le spalle rivolte alla porta da cui è uscito, muta e sotto shock.
Quel lavoro che tante volte ci aveva dato libertà di vederci, di concederci qualche weekend assieme, adesso ci stava separando per sempre. Stava spesso fuori per fiere, convegni, all'estero nelle varie succursali, ma era sempre tornato da me, portandomi le calamite che adesso vedo attaccate al mio frigorifero, ma questa volta sarebbe stata diversa.
Resto li, in ginocchio, a fissare la poltrona su cui sedeva sempre, i ganci al soffitto... tutto ciò che mi circonda parla di lui, racconta una storia che non avrebbe mai dovuto finire, che eravamo riusciti a far coincidere con le nostre vite, ma che adesso si sta sgretolando sotto il peso delle responsabilità, delle scelte, del dovere. Quel lavoro che 9 anni fa lo aveva portato qui, ora lo sta portando via di nuovo... Dovevo saperlo, potevo immaginarmelo, ma avevo fatto finta di non pensarci, mettendo i paraocchi a quel cavallo imbizzarrito che stava riuscendo a domare.

E adesso mi ritrovo così, vuota, morta dentro, è una settimana che mi ritrovo a guardare il soffitto da cui ora i ganci non pendono più, fisso il telefono da cui non arrivano più le sue chiamate, i suoi messaggi. Faccio sempre una veloce chiamata quando so che il suo telefono è spento, in modo che il suo numero sia sempre tra quelli chiamati in giornata. Fisso Telegram, sperando che non mi blocchi anche lì, anche se ha cancellato 2 anni di messaggi, chat, video: il nostro primo "Ti amo", la nostra prima litigata, le reazioni al nostro primo bacio... Tutto finito nel calderone dei messaggi cancellati, assieme a relazioni finite, tradimenti consumati, amori appena iniziati ma che non devono lasciare traccia...
Adesso fisso la mia valigia sopra l'armadio e so esattamente cosa contiene: oggetti, scarpe, sogni, desideri, tutto perfettamente impacchettato. Il mio collare sopra a tutto, quasi a fungere da amuleto in protezione del contenuto, specialmente quello che non si può vedere ma che ho rinchiuso comunque tra quelle borse. 

Gli attacchi di panico si susseguono, l'ossigeno mi manca in continuazione come se vivessi in apnea senza mai riuscire a raggiungere la superficie, mi vengono dati tranquillanti, non mangio, il peso cala vistosamente, ma non riesco a reagire, non riesco a vedere nessuna luce nel fondo del buio in cui sono sprofondata.

Ogni tanto gli mando un messaggio, quando so che è al lavoro, e con molto ritardo, rispetto ai canoni abituali, mi risponde, finchè trovo il coraggio di chiamarlo:
"Padrone, come stai?"
"Sto... Missy non chiamarmi più così per piacere"
Il respiro si fa affannoso, non riesco a parlare e le parole, comunque, tra i singhiozzi non si capirebbero...
"Missy sta tranquilla ti prego"
Lo supplico di non sparire, di permettermi di averlo ancora nella mia vita, di poterlo sentire ogni tanto, di scrivergli messaggi, ma senza di lui io non riesco a vivere. Inizio a non riuscire a respirare tra i singhiozzi, lui resta in silenzio ma sento il suo dolore urlare quasi più forte del mio:
"Missy va bene, stai tranquilla, non sparirò" con una voce rotta che tradisce l'unica lacrima che è riuscita a farsi spazio.
Il respiro torna regolare, il cuore inizia a battere di nuovo e i polmoni a riempirsi di ossigeno...
"Padrone..."
"Missy cosa ti ho detto..."
Ma io non mi smentisco mai, non inizierò certo ora ad obbedire:
"Padrone, arriverà mai il nostro momento?"
"Sì Missy, arriverà. In questa o in una delle prossime vite, perchè noi due siamo le due estremità di un filo rosso che ci unisce e che niente e nessuno può spezzare".

Non sono più quella di prima, sono come lui mi ha plasmata, e adesso so che lui sarà per sempre una guida, anche dall'altra parte del mondo, ma ci sarà quando avrò bisogno, anche se, al momento, il bisogno di lui è ancora continuo.

mercoledì 10 agosto 2022

MIO MARITO ed IO

Si continua a chiedermi di mio marito, del come possa accettare una situazione del genere... La cosa che mi fa più ridere sono quelle persone che dicono "io al suo posto..." tutte stronzate. Nessuno può sapere cosa farebbe al suo posto, perché semplicemente non c'è, non è con noi, nella nostra quotidianità, nel nostro mondo... 
Mi ama, sono tutto il suo mondo... In questi 23 anni il nostro mondo è stato composto di noi e basta, si è basato su quello. Lui si è sempre poggiato su di me per tutto, se mi sposto io lui cade, e non ho minima intenzione di farlo, non se lo merita, come non si meritava tutto quello che ho combinato (e fidatevi, che il periodo "pre-Padrone" è stato tremendo per tutti...) 
Lui sa che parte di ciò che è successo e stata "colpa sua" (non ho mai approfondito questo aspetto e mai lo farò, perché non è una scusante, una giustificazione o un lavarsi la coscienza, ciò che è successo è una scelta mia, nessuno mi ha obbligato con la pistola alla tempia)... Ne abbiamo parlato, l'uno senza l'altro saremmo comunque infelici (io in parte, lui totalmente). 
Quindi perché dare una parvenza di felicità e solidità morale solo per il gusto di essere compresi dagli altri, ma di fatto non esserlo? Il mio Padrone ha tirato fuori me dal periodo più brutto e autodistrittuvo della mia vita, io così sono riuscita a tirare fuori mio marito che mi aveva seguito a ruota (proprio perché il suo pilastro, cioè io, era venuto a mancare). Mio marito mi ha semplicemente chiesto "basta bugie" , che è l'unica differenza con quelli che scopano a destra e a manca tenendo tutto nascosto (e posso assicurarvi che c'è un mondo nascosto che nemmeno avete idea) e di continuare con la nostra vita e la nostra famiglia. Abbiamo messo tutte le possibili soluzioni sul piatto della bilancia, e questa era quella che ci faceva stare più tranquilli, sereni, felici e gratificati
Il profilo economico non c'entra nulla perché abbiamo due bei lavori che ci fruttano lo stesso stipendio (forse io prendo qualcosa in più). Se ci fossimo lasciati non avrebbe sofferto di meno a sapermi con un altro eh, sarebbe stato lo stesso, ma non avrebbe avuto la parte di me destinata solo a lui... So che è un discorso molto complesso da affrontare, ma spero di avervi fatto capire un po' ciò che c'è dietro ad una storia apparentemente semplice, ma realmente molto complessa... E vi assicuro che, per me, la soluzione più semplice sarebbe stata andarmene, prendere un mini appartamento dove far venire il mio Padrone quando volevo, tenere i figli a metà con mio marito (loro non sarebbero stati MAI merce di scambio o litigio nella nostra eventuale separazione)... Stessa cosa lui, sarebbe stato più semplice ma non meno doloroso... La vita è talmente breve che passarla a far contenti solo gli altri è assurdo, bisogna trovare il giusto compromesso per tutti, e questo è il nostro. Delle volte, vi assicuro, ci vuole molto più coraggio per restare che ad andarsene...
Oggi è così, domani chissà, le porte sono rimaste aperte per entrambi, se restiamo vicini non è perché abbiamo sprangato i cancelli, ma semplicemente perché ci siamo seduti uno accanto all'altro a goderci la corrente d'aria che si forma tra le porte spalancate, e noi stiamo bene così, senza che nessuno dei due tenga incatenato l'altro... Viviamo giorno per giorno, abbiamo capito che guardare troppo avanti non ne vale la pena, così ci godiamo le piccole cose, i piccoli momenti, ci godiamo la nostra famiglia e la nostra vita.
Parliamo tantissimo, come forse non abbiamo mai fatto, liberi e senza bugie, nemmeno quelle piccole che tutti giustifichiamo come "a fin di bene" solo per pulirci il viso e la coscienza. Abbiamo tolto ogni maschera, parliamo di tutto, ci sentiamo liberi di dire ogni cosa, ed è davvero bello. Quindi non fatevi domande sulla vita degli altri, non sostituitevi agli altri, perché non potrete mai mettervi nei loro panni se non sapete nemmeno come si chiamano, figuratevi se sapete come vivono, hanno vissuto o vivranno.
Evitate di giudicare, di puntare il dito, perché guardando quel dito vi accorgerete che è il primo ad essere sporco di marmellata...

giovedì 4 agosto 2022

Il Dolore...

Ho sempre avuto una concezione strana del dolore... Io, abituata a vivere con delle malattie rare che mi provocano continui dolori, non ho mai sopportato di doverne subire altro, che fosse dal medico, dal dentista o semplicemente del pizzicotto dato per gioco. Tutto ciò che era collegato al dolore è sempre stato un tabù, figuriamoci la mia visione del mondo masochista.
Io obbligata a convivere con il dolore ed esisteva gente che godeva nel farselo infliggere di proposito? Inconcepibile.
L'ingresso del mio Padrone nella mia vita ha segnato una svolta anche sotto questo aspetto, l'esplorazione del mio lato sottomesso ha dato spazio alla scoperta di un lato masochista che non avrei mai pensato di sentire mio.
Sento la necessità delle sue mani sul mio corpo che stringono, colpiscono, che lasciano segni indelebili e doloranti del suo passaggio.
Oggi ci siamo visti al bar per bere qualcosa assieme, per parlare, viverci, vederci e condividere stralci rubati dalla vita di entrambi.
Siamo soliti metterci seduti nel retro del solito locale, lontani da occhi e orecchie indiscrete. Si guarda attorno per accertarsi che non ci fosse nessuno, mi chiede se sono a conoscenza di telecamere e mi ordina di alzarmi e mettermi dietro alla tettoia che protegge il motore del clima del locale, appena affianco al nostro tavolo:
"Missy alzati e mettiti lì di fianco, ho voglia di darti un morso sul seno, in modo che tu possa portarmi con te tutto il fine settimana"
Eccitata come una bambina a cui hanno promesso un regalo obbedisco, lui si alza e viene verso di me, deciso, con il fuoco negli occhi che vedo quando il suo demone brucia di desiderio più del solito.
In silenzio mi alza la maglietta e affonda i denti sul seno sinistro, vicino al cuore, in maniera decisa, vogliosa e autoritaria. 
Brucia, sento un dolore partire dal seno e arrivare alla testa, diffondersi in tutto il corpo come una scarica elettrica, passa la lingua sui segni lasciati e ammira il suo disegno, mentre io sento l'adrenalina attraversarmi il corpo.
Ci risediamo, passo continuamente il dito sul segno lasciato, a voler risentire la sensazione di calore sulla pelle... 
"Padrone, perché ho bisogno di questo? Perché ho bisogno di sentire i tuoi colpi, di avere segni da poter accarezzare per riprovare il dolore a cui tanto ambisco? Non ho mai avuto queste necessità, ma adesso non riesco a farne a meno"
"Missy hai bisogno dell'adrenalina, hai bisogno di qualcosa che ti faccia sentire costantemente la mia presenza"
" Ma Padrone, non ho mai sentito questa necessità, non ho mai sopportato dolore che provenisse dall'esterno"
"Missy io sono all'interno di te, il tuo desiderio arriva dalla parte più intima e profonda della tua anima, esattamente dove ci sono io. Imparerai a gestire anche questo, imparerai a conviverci, a non aver paura di questa nuova sensazione."
Ha sempre ragione il mio Padrone, e intanto continuo ad accarezzare quel segno appena affianco al capezzolo, un livido ovale in rilievo, che segna il suo passaggio sul mio corpo.
Seguo con il dito il suo contorno, appena sfiorandolo, quanto basta per sentire il bruciore attraversare la pelle e sentire l'adrenalina scorrere ancora una volta, sentirla  attraversare tutto il corpo e darmi un brivido lungo la schiena, quello stesso brivido che senso quando le sue mani si appoggiano su di me...
Sto scoprendo ancora qualcosa di nuovo, qualcosa che è arrivato senza forzarlo, senza che venisse cercato o programmato, semplicemente un nuovo pianerottolo su cui fermarsi a riflettere lungo la scalinata in perenne ascesa che è la nostra storia.
Il mio Padrone, tutto il mio mondo, il centro esatto del mio universo...