mercoledì 14 settembre 2022

Amore, dolore e rabbia

Non so che concatenazione esista, razionalmente, tra amore, dolore e rabbia...



So solo che sono 3 emozioni che sento dentro e che non riesco a far uscire. Si susseguono come il giorno e la notte nella mia anima, regolari, scandite come da un orologio che sottolinea i rintocchi di ogni ora senza aver la possibilità di fermare questo scandire continuo. Non riesco a capire dove termina l'una e inizia l'altra, sembrano dover convivere necessariamente dentro di me, e più aumenta una, più si fa forza l'altra, senza poter fermare o arginare il fiume in piena che sta travolgendo e distruggendo ogni cosa che trova sul suo percorso.
Bisogna reagire, dicono... 
Bisogna guardarsi attorno e vedere le cose meravigliose che ho attorno, dicono... 
Bisogna gioire di ciò che mi è rimasto e non essere triste per quello che non ho più, dicono...
Dicono... tutti dicono qualcosa... 
Tutti si sentono in dovere di sottolineare che ho responsabilità verso qualcuno, la fortuna di avere qualcuno, il fatto che non devo essere triste perché comunque c'è chi sta peggio...
Tutti si sentono in dovere di dirmi come dovrei andare avanti, che non dovrei soffrire, che dovrei essere felice che almeno ho potuto provare sensazioni forti... 
C'è chi, addirittura, mi consiglia un veloce "chiodo scaccia chiodo" perché tanto sono bella, esperta, una schiava devota, ambita e non avrò difficoltà a trovare qualcuno di meglio di lui...
Pochi si siedono di fianco a me, in silenzio, mi passano un fazzoletto quando vedono le lacrime scendere e guardano assieme a me il muro bianco, dove io, e solo io, vedo proiettate immagini di vita, di amore, di gioia, risate, abbracci, corpi intrecciati, sensazioni che non hanno parole per essere spiegate ma solo vissute nel profondo.
Poi ci sono le mie amiche e colleghe, che asciugano le mie lacrime, si incazzano con me semplicemente perché non metto me al primo posto e non ciò che non ho più, loro sono una delle cose più belle che il mio Padrone mi ha lasciato, quando non volevo cambiare lavoro perché, tanto per cambiare, avevo paura di non riuscire, invece lui ha preso per me una decisione che non sarei mai stata in grado di prendere.
I giorni passano, si sono già scandite più di 2 settimane da quando sono stata liberata, e ho un uragano dentro che non so nemmeno spiegare. Un vortice di emozioni negative che non so come far uscire, un'anima sovraccarica ormai stanca e piegata su se stessa, un corpo che risponde solo a qualcuno che non lo vuole più, diventato apatico e freddo come il marmo, rigido e insensibile. Mi sono imposta di recuperare tutti i pezzi del mio cuore che ho lasciato in giro, perché ho bisogno di iniziare a ricomporre ciò che resta di quello che sono stata.
Ho mandato un messaggio a lui, chiedendogli di farmi avere indietro tutto ciò che contiene un pezzo di me. Non voglio indietro i regali, non mi interessano, ma ciò in cui ci ho messo il cuore, ciò con cui ho donato a lui una parte di me e che adesso rivoglio indietro: la prima copia del libro con la dedica, le mie lettere, il libretto nero delle punizioni, e così questa sera me lo sono trovato davanti, con le mie cose in mano, con i pezzi del puzzle che serviranno a ricompormi e che sono una parte di me, e che con me devono rimanere.
Mi trovo tra le mani anche il piccolo portachiavi con i 3 fiocchi di neve, ricordo della prima volta che abbiamo fatto l'amore, in una giornata di neve, l'unica dell'anno, chiusi in una stanza d'albergo, solo noi... Adesso quei piccoli fiocchi di neve stavano solo ad indicare la sua freddezza, e il gelo che mi porto nell'anima e nel fisico.
Ma devo ripartire da me, senza sapere ancora cosa voglio o cosa mi serve, ma devo, e questa sera ho iniziato recuperando i pezzi del mio puzzle, non ancora in grado di essere ricomposti ma ci sono. 
La strada è ancora lunga, il dolore è ancora insostenibile, la rabbia che provo nei suoi confronti è inspiegabile, ma direttamente proporzionale all'amore che porto dentro, lo stesso che questa sera, quando me lo sono trovato di fronte, mi avrebbe fatto correre tra le sue braccia, anche se so che non si sarebbero chiuse attorno al mio corpo, e che allo stesso tempo, mi avrebbero fatto vomitare addosso a lui tutta la frustrazione e la sofferenza che è compressa, invece sono rimasta in piedi, ferma, zitta, con le lacrime che scendevano e la testa con lo sguardo verso l'asfalto, finché le gambe non hanno ceduto e mi sono trovata a terra, con le ginocchia trafitte dai sassolini e l'anima dalla lancia che sento attraversare il petto.
Ripartirò da me, forse, un giorno, ma oggi non è ancora il momento, oggi ho ancora solo voglia di piangere e di sentire la sua voce... 

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