sabato 1 ottobre 2022

Porte che si chiudono e gente cattiva che riappare...

Mi stupisco di quanto la cattiveria umana possa oltrepassare certi livelli.
Mesi fa mi sono chiusa una porta d'acciaio dietro di me, un lavoro dove sono stata emarginata per ciò che era stato scoperto su di me, per ciò che qualcuno aveva raccontato. Verità abilmente e vergognosamente manipolata o raccontata a metà che, unita all'ignoranza e alla misoginia radicata nelle tradizioni popolari, hanno fatto di me un nemico da sconfiggere e emarginare, da ignorare e fare in modo che se ne andasse, perché era scomoda...
Una persona che va al bar vicino al lavoro, con 2 persone diverse in momenti diversi, è da additare e tacciare come puttana, come traditrice, senza però lasciarle la possibilità di spiegare come stanno le cose. Ecco che una malattia certificata diventa per loro una scusa per andare a farmi "sbattere" da qualche parte, che un inconveniente diventa automaticamente una bugia per farmi gli affari miei. Avevano già deciso tutto prima che succedesse, prima che potessi prevederlo anche io. Ero diventata invisibile, una persona da evitare o, se proprio te la trovavi davanti, da ignorare con disprezzo.
Come quando, 2 pagine del libro scritte in pausa pranzo o nella settimana di ferragosto in cui non c'era nulla da fare, in cui qualcuno si organizzava le vacanze in montagna, qualcun altro organizzava feste per single nei club della zona, altri si prenotavano visite ed esami, sono diventate "un libro scritto in orario di lavoro". I miei lavori sono diventati tutti sbagliati, tutto il tempo venivo tacciata di essere al telefono, ma le cose che facevo erano sempre le stesse, e più mi difendevo con i fatti, più la cattiveria nei miei confronti cresceva. Finché ho deciso di andare via, ho trovato un altro posto di lavoro e, nonostante non fossero tutti a favore delle mie dimissioni, ho deciso di cambiare e voltare pagina, di lasciarmi alle spalle cattiveria e veleno solo per ciò che non mi vergognavo di essere.
Oggi, invece, c'è stata l'ennesima dimostrazione del fatto che, anche dopo mesi, la gente non cambia, la cattiveria fermenta.
Mi sono sentita tacciare di essere una madre di merda, che dovrebbero togliermi i figli per quello che faccio, perché mi faccio scopare da uomini che non sono mio marito, perché prima o poi nelle app di incontri mi beccherò un maniaco, e un sacco di frasi d'amore del genere. 

Cattiverie uscite dalla frustrazione delle persone che non riescono a guardare avanti, probabilmente perché non hanno nulla da vedere, coadiuvate dai pettegolezzi di persone altrettanto vuote e prive di spunti, che fanno del male per gli altri motivo di divertimento. Con certa gente ho chiuso, ho voluto andare avanti lasciando una scia di sangue che usciva da ferite aperte e che per parecchio mi hanno accompagnato, finché i miei nuovi colleghi se ne sono occupati. Chi le ha disinfettate, chi le ha ricucite, chi ha pulito il sangue dal pavimento, chi, semplicemente, mi teneva la mano, pienamente consapevoli della persona che si trovavano davanti, ferita e sincera, apparentemente dura ma fragile e da maneggiare come un soprammobile di cristallo. Ho dimostrato ciò che sono, chiudendo definitivamente il capitolo più brutto della mia vita, in cui mi sono rovinata, distrutta, in cui mi sono persa.
Ma il passato non ti molla, sopratutto se carico di cattiveria... 
E così mi sono trovata a versare lacrime su messaggi carichi di odio senza una spiegazione plausibile o chiara, biascicata a diversi step e in diverse versioni, messaggi che non ho cercato, che non ho meritato e che mi hanno riportato nel buio di quel periodo, con un'unica enorme differenza, che questa volta non sono sola... Mio marito ha preso il telefono e ha mandato un audio in mia difesa, il mio responsabile e le mie colleghe si sono chiusi attorno a me per proteggermi (eh si, queste cattiverie potrebbero riversarsi sul posto dove lavoro adesso) e io non ho più paura di ciò che sono, perché ne sono finalmente fiera.
Con gli occhi gonfi di lacrime ho cercato l'unica conferma che mi serviva, mi sono girata verso mio figlio maggiore e gli ho chiesto "ti faccio una domanda seria, per te sono una buona madre?" mi ha guardato con lo sguardo di quando capisce che soffro ma non chiede nulla e mi risponde, con tutta la maturità dei suoi 15 anni "si mamma, lo sei"... Ecco, non mi serve altro, mi reputa una brava mamma, anche se assieme parliamo di sesso e nominiamo i vibratori senza minimo pudore, mente lui scoppia a ridere e spara il suo solito "ma mammaaaaaaaaaa"...

P. S. avrei voluto mettere lo screen delle perle riferite al mio essere madre, ma sono state cancellate, assieme ad altri messaggi scomodi, mentre i miei sono ancora lì, perché io non ho paura delle parole... 

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