giovedì 8 dicembre 2022

Fiori di ciliegio

Da tempo ho chiuso tutto "fuori", ho alzato muri con chiunque, è vero che ci si precludono tutte le cose belle che ci circondano, ma almeno non si soffre perché quando abbasso qualche difesa, certa di non aver nessuno nei paraggi, ecco che il dolore arriva da dentro, come dalla pancia di un cavallo di Troia sempre allerta, pronto a svuotare il suo contenuto, creato e pensato per uccidere. 
Così i momenti in cui mi concedo di provare qualcosa sono sempre meno, sempre più sporadici, sono tornata ad essere quella anaffettiva, quella di compagnia ma che inizia a ringhiare se provi ad avvicinarti troppo senza il mio consenso, cosa praticamente impossibile. Ci provo ogni tanto, certa ma illusa di aver trovato quello che finalmente mi può riportare ad essere completa, a sentirmi protetta e al sicuro, però poi penso com'è andata a finire, dove mi hanno portato quelle promesse che tanto mi facevano sentire di acciaio, pronta a combattere contro il mondo perché tanto, tutto ciò di cui avevo bisogno, era con me. Invece mi son trovata ammaccata, distrutta, vuota e impaurita, tutto amplificato dall'aver realizzato che quelle promesse erano parole buttate all'aria, che al primo colpo di vento sono state spazzate via come i fiori di ciliegio che ho tatuato sul corpo, bellissimi ma fragili, apparentemente resistenti a qualsiasi cosa, con la loro rapidissima fioritura che sfida il tempo e le stagioni, ma che al primo alito di brezza sparpagliano i petali sul terreno, ancora bellissimi da vedere, ma morti.

E così mi sento io, un fiore che un tempo è stato bellissimo, ammirato e invidiato, ma di cui non restano che dei bellissimi pezzi sparsi qui e li. 
Mio marito è sempre vicino a me, mi sostiene, ma non sempre riesco a farlo entrare, perché non conosce certe dinamiche, le vive di riflesso, ed ha spesso paura di dire la cosa sbagliata e di farmi stare male, come se non mi avesse già asciugato abbastanza lacrime, senza capirne fino in fondo il motivo per cui sgorgavano. 
Tornare a fidarsi? Impossibile, per quanto mi piacerebbe.
Ci ho provato un paio di volte, ho voluto crederci, ma ho sviluppato un maledetto senso senso e un istinto di autoprotezione che inizia ad allarmare ogni senso al minimo dubbio, alla più piccola "Red flag" e questo fa sì che io mi tiri indietro al primo accenno di avvicinamento.
Mi è stato detto che sono una persona "molto meno disponibile di ciò che sembra" perché rido e scherzo ma non concedo nulla di più che un'apparente interesse e se, per disgrazia, si riesce ad ottenere da me qualcosa di più, inizio subito a scalciare e dimenarmi per quel senso di costrizione che un tempo mi faceva stare bene, ma che adesso mi toglie il respiro.
Provi a camminare da sola, tenti di dar importanza a quell'istinto che, invece di avvicinare qualcuno, lo allontana, lasciando anche macerie al passaggio, ti guardi attorno e vedi tutti a debita distanza, intenti a vivere la loro vita senza curarsi della tua, dal momento che hanno capito che non sei disponibile a farli diventare i protagonisti del prossimo libro... 
Però ti senti osservata e, guardando bene, vedi, in lontananza, un uomo barbuto che ti fissa e, pensandoci bene, era lì a fissarti anche ieri, anche il mese scorso, anche l'anno scorso... È sempre stato lì, delle volte più vicino, e altre più lontano, ma sempre attento ad ogni movimento. Presente ma mai invadente, disponibile ma mai indiscreto , protettivo ma mai oppressivo, ti rendi conto che c'è sempre stato con un messaggio quando ne hai bisogno, al telefono quando piangi e non sai chi chiamare, con un abbraccio quando stringi i denti per non piangere, ma ti stringe talmente forte da rompere ogni guscio e ogni barriera che trattiene le lacrime.
Ti rendi conto che ti lascia andare, fare le tue esperienze, provare, sbagliare e versare qualche lacrima, ma sempre pronto con il fazzoletto in tasca e le corde tra le mani, mentre il mondo di tutti va avanti, compreso il suo. Ci unisce un elastico, che si allunga e si accorcia ma non si spezza, che più forte provo ad allontanarmi, per paura o stupidità, e più forte mi riporta indietro, delle volte anche con una irruenza talmente forte da arrivare a fargli male, ma è così, basta prendere le misure per tenere l'elastico alla giusta tensione per poter camminare assieme nella maniera più naturale possibile, senza andare troppo veloce, piuttosto rallentando, perché ogni passo vale la pena di essere vissuto e assaporato, ed è ora che io torni a farlo, senza voler correre troppo, bruciare le tappe o addirittura saltandole perché, come la vita mi ha già dimostrato, prima o poi il  "conto" arriva per tutti, tanto vale non lasciar debiti e lasciare che torni aprile ogni anno, perché quei petali di ciliegio sparsi sul terreno possano tornare ad essere dei meravigliosi fiori... In fin dei conti, se non cadono quelli vecchi, non potrebbero nascerne di nuovi. 

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